Nonostante i numerosi studi a riguardo, ancora oggi è difficile poter stabilire un legame diretto tra il Covid-19 e l’alimentazione. Quello che però sappiamo è che mangiare in modo corretto, idratarsi e svolgere regolarmente attività fisica sono tutte buone abitudini per avere uno stile di vita sano. Tanto più se pensiamo che seguire una dieta ben bilanciata rappresenta un ottimo punto di partenza per rinforzare il sistema immunitario e ridurre la possibilità di contrarre malattie croniche ed infettive. Ma in termini pratici come dobbiamo comportarci? Ed in caso di infezione in che modo il cibo può diventare nostro alleato? Ne abbiamo parlato in questa intervista con la Dott.ssa Lucilla Ricottini, medico ed autrice del libro Il metodo dei biotipi dinamici”.

L’alimentazione può aiutare il sistema immunitario? Se sì, in che modo?

L’alimentazione è fondamentale per il nostro sistema immunitario ed anche gli ultimi studi lo dimostrano: non è un caso che le maggiori complicanze da Covid-19 siano state riscontrate in pazienti diabetici oppure in sovrappeso.  Questo deve farci riflettere su quanto sia importante la nostra immunità naturale: lo stesso virus infatti attiva la risposta infiammatoria dell’organismo, che è collegata proprio all’immunità naturale; quando il nostro corpo “incontra” un agente tossico o batterico, la prima risposta è “a-specifica” ovvero l’organismo si attiva per tentare di eliminare la minaccia esterna. Dunque è importantissimo mangiare bene, privilegiando una serie di alimenti, che contengono vitamine essenziali per il buon funzionamento del nostro organismo e per rafforzare il sistema immunitario.  Per questo bisogna limitare gli alimenti con eccesso di zuccheri, come gli alcolici; i grassi saturi aggravano il fegato, l’organo maggiormente coinvolto quando parliamo di risposta infiammatoria.

L’alimentazione consigliata è quella ricca di omega 3, quindi il pesce, oppure di grassi insaturi, quindi le mandorle o le noci, oppure l’olio d’oliva, o ancora gli alimenti ricchi di glutatione, che aiuta il fegato a detossificare, come l’avocado o il pomodoro. Suggerisco anche una dieta a base di vitamina D che aiuta l’immunità naturale e regola la risposta infiammatoria; inoltre è importante gestire correttamente i carboidrati: quando salgono insulina e glicemia, l’organismo s’infiamma. Dunque un consumo smodato di carboidrati provoca una produzione eccessiva di insulina e perciò uno stato infiammatorio. Bisogna perciò privilegiare gli alimenti che ci aiutino a mantenere bassa la richiesta d’insulina perché evitano i picchi glicemici: un buon consiglio è quello di preferire i carboidrati sotto forma di cereali integrali, ma anche mangiare molto verdure, moderando quelle zuccherine (es. zucca) e prediligere quelle a foglia. Di base sarebbe poi opportuno iniziare ogni pasto con le verdure perché evitano che i successivi alimenti vengano assorbiti troppo velocemente. Ultimamente si stanno diffondendo anche altri alimenti, tipici dei paesi orientali, come il topinambur che apparentemente assomiglia alle patate ed un gusto simile a quello del carciofo: è ricco di inulina, un prebiotico che fa crescere bene la flora intestinale ed ha un indice glicemico molto basso. Bene anche il consumo di curcuma. La regola che vale sempre è comunque quella di non fare mai abbuffate di carboidrati. Sarebbe preferibile combinarli con i legumi o magari consumare pasta di legumi invece che pasta di grano, che – se ci pensate – è il concetto antico del “piatto unico”. Molto utili infine sono gli alimenti ricchi di vitamina C, come gli agrumi, che aiutano le difese immunitarie.

In riferimento al biotipo, sul quale lei ha scritto anche un libro, possiamo regolarci meglio anche a tavola?

Assolutamente! Il biotipo 1 è quello che deve stare maggiormente attento nella gestione degli zuccheri perché parliamo di un soggetto che tende ad accumulare peso con facilità ed anche la sua indole calma si traduce in lentezza metabolica. La sua struttura fisica ci parla di un rischio concreto di insulino-resistenza, una condizione che si verifica quando le cellule dell’organismo diminuiscono la propria sensibilità all’azione dell’insulina e per questo il controllo degli zuccheri è di fondamentale importanza. Invece il biotipo 2, ovvero l’iper sportivo che produce molto cortisolo, rischia d’infiammarsi di fronte agli accessi, ad esempio tramite il consumo di alcol. La parola d’ordine è controllarsi. Il biotipo 3 ha infine un’immunità delicata ed è carente di vitamina D, magari per scarsa esposizione al sole nella fase adolescenziale; inoltre ha le ossa molto sottili e deve stare attento ad integrare le vitamine C e D per sostenere il sistema immunitario. Queste persone tendono tra l’altro a disidratarsi perciò il consiglio che diamo loro è bere molto.

Quando ricorrere agli integratori?

Gli integratori andrebbero sempre suggeriti da un medico esperto perché entriamo nel campo della nutraceutica e dobbiamo evitare uno squilibrio tra i vari componenti. Storico fu l’uso della vitamina D con il famoso “olio di fegato di merluzzo”, che salvò le popolazioni del nord Europa, proteggendole dal freddo: questo per dire che quando intervengono determinate condizioni logistiche o di altro tipo, è corretto aiutarsi con degli integratori. Per alleggerire il fegato sono utili integratori a base di berberina e silimarina, contenuta in alcune piante di uso tradizionale. Quest’ultima è un antiossidante. Consigliamo carciofo e cardo mariano e la bardana.  Tenete conto che due anni di isolamento sociale insieme alla costante copertura di naso e bocca con la mascherina hanno messo a dura prova il nostro corpo. Un altro integratore utile alla ripresa post Covid-19 è a base di vitamina D. I prebiotici invece servono a mantenere buona la flora intestinale, la quale rientra nelle nostre difese immunitarie, aiuta nella produzione di molte vitamine e compete fisicamente con alcuni virus e batteri. Avere una buona flora vuol dire migliorare il sistema immunitario: per questo mangiare regolarmente frutta e verdura è davvero importante. La natura ci ha messo a disposizione molte risorse, utilizziamole!

Oltre all’alimentazione infine anche l’attività fisica quotidiana può essere d’aiuto?

Il biotipo 2 va moderato perché tende all’iperattività mentre il biotipo 1 va incentivato a muoversi perché il movimento nel suo caso migliora il metabolismo. Chiaramente non attività stress o sport intensivi, ma semplicemente suggerendo delle camminate a passo veloce o una corsetta leggera. Il biotipo 3 invece ha un’altra caratterista: è magro perché è adrenalinico e deve darsi dei tempi di recupero. Messo sotto prestazione costante, tende ad infiammarsi perché produce più tossine di quelle che riesce a smaltire. Tornando al tema dell’alimentazione il consumo di proteine va bene quando si fa sport sì, perché aiutano a recuperare, mentre sarebbe opportuno fare sport in alcune fasce orarie della giornata: è meglio praticare attività fisica di prima mattina oppure nel primo pomeriggio per aiutare anche una migliore definizione del proprio corpo. Evitare invece di muoversi dopo mangiato (è necessario far passare almeno un’ora n.d.r) perché se la glicemia è ancora alta, inibisce il GH, l’ormone della crescita muscolare.

SaluteIn

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