Intervista esclusiva di Antonello Sette a Maria Teresa Maurello, già direttrice della Unità operativa di Igiene Epidemiologica e Sanità Pubblica della Usl Toscana Sudest

Dottoressa Maurello, si parla molto dell’inquinamento dell’aria, del surriscaldamento e dei mutamenti climatici che investono il pianeta. Ora stiamo scoprendo che esiste un inquinamento meno conosciuto e più subdolo, quale è quello che si insinua anche laddove ci si immagina più protetti, come nella propria casa…

“L’inquinamento indoor non riguarda solo le abitazioni, ma anche le scuole, gli uffici, le fabbriche, le strutture sanitarie e tutti i luoghi, dove si svolgono attività al chiuso. È stato sempre meno enfatizzato di quello atmosferico ma, anche se ha sorgenti patogene diverse, può essere pericoloso ed esige la massima cura nelle modalità di prevenzione. In un ambiente chiuso non patiamo gli effetti perversi delle emissioni causate dal traffico, dagli impianti di riscaldamento, dalle attività industriali e da quelle agricole, ma non per questo siamo al sicuro.  Possono essere inquinanti, per cominciare, i processi di combustione collegati alla cucina a gas, al caminetto, o a una stufa a pellet. E, poi, a seguire, gli smalti, i detergenti e i prodotti che si usano per la pulizia o la manutenzione della casa. I mobili, soprattutto quelli in truciolato, possono emettere formaldeide. Nelle aule scolastiche, colle, pennarelli e correttori possono emettere dannosi composti organici volatili”.

La lista dei pericoli nascosti e misconosciuti è, mi pare di capire, infinita…

“Io ho, come tutti, alcune piante dentro casa. Se si utilizzano insetticidi, la contaminazione dell’ambiente è inevitabile. Penso che sia esperienza comune l’uso di tarmicidi negli armadi, compresi quelli ubicati nelle camere da letto. Alcuni prodotti, come la naftalina e la canfora, emettono sostanze volatili che, una volta accumulatesi, possono essere irritanti e dannose per la salute. In ufficio, ma anche in casa, sono potenzialmente pericolose le stampanti e le fotocopiatrici. Producono ozono, che è un gas irritante e non andrebbero, quindi, assolutamente dislocate in ambienti non dotati di finestre per l’indispensabile ricambio dell’aria. Aggiungo alla lista nera i prodotti “odorigeni”, che normalmente si usano per garantire alla casa il profumo dell’effetto pulito. Quel profumo non è, in realtà, l’indicatore di una pulizia ottimale, ma solo dell’uso di prodotti che inevitabilmente emanano sostanze organiche che rimangono nell’aria. Ultima nota amara il fumo. Non dovremmo mai fumare in casa, anche quando non è presente nessuno altro componente della famiglia, perché il fumo rimane nelle tende, nelle tappezzerie dei divani e delle poltrone. Quando entriamo in una casa e sentiamo l’odore del fumo, quello è il sintomo delle sostanze volatili, che sono rimaste nell’ambiente”.

Che cosa possiamo fare per difenderci dall’inquinamento indoor?

“A parte ovviamente non fumare, negli ambienti

chiusi, la prima prevenzione è aprire le finestre per consentire il ricambio dell’aria e la diluizione della carica contaminante di tutti i prodotti utilizzati. In secondo luogo, quando acquistiamo i mobili o ristrutturiamo la nostra casa scegliendo vernici e resine, verifichiamo e scongiuriamo la possibilità che sprigionino sostanze tossiche. Preferiamo prodotti all’acqua e quelli che riportano nell’etichetta l’indicazione e i valori della presenza di formaldeide. Se usiamo prodotti per il fai da te, come colle, vernici e solventi, facciamolo solo in ambienti dedicati o, meglio ancora, all’aperto. Quando andiamo in lavanderia a ritirare gli abiti, lasciamoli per qualche minuto all’aperto perché sono stati sicuramente trattati con percloroetilene e altri prodotti, che emettono nell’aria sostanze organiche nocive, la cui presenza si avverte anche dall’odore persistente. Laviamo spesso le tende e le tappezzerie. Quando cuciniamo o accendiamo il caminetto, utilizziamo la cappa aspirante e, ove non ci sia, apriamo una finestra. Una finestra aperta e il ricambio dell’aria sono il miglior antidoto contro la diffusione di malattie a trasmissione respiratoria. Altri agenti patogeni, che si diffondono al chiuso, sono virus e batteri. Abbiamo visto come le goccioline di Flugge, emesse con la tosse e gli starnuti, siano in grado di trasmettere non solo l’influenza e lo stesso Covid, ma anche la tubercolosi, il morbillo e le altre malattie esantematiche dei bambini”.

 Quali sono le malattie che rischiamo di contrarre per colpa dell’inquinamento indoor?

“Ci sono innanzi tutto i rischi diretti e immediati, molto spesso drammatici. Se noi utilizziamo stufe a gas difettose, bracieri e caminetti, magari lasciati accesi per tutta la notte, l’ambiente si può saturare di monossido di carbonio e causare intossicazioni gravi e, talvolta, anche mortali. A parte queste eventualità estreme, gli ambienti, in cui si sovrappongono polveri, sostanze organiche volatili e prodotti della combustione possono provocare nelle persone più predisposte e fragili crisi di asma e tosse secca. Inoltre, trattandosi di sostanze irritanti per le prime vie respiratorie, aumenta a dismisura anche la possibilità di contrarre infezioni”.

Non esistono regole e codificate e norme da rispettare?

In Italia non esistono limiti per le sostanze inquinanti indoor, ma solo indicazioni di massima, a differenza di quanto avviene in molti altri Paesi, dove vigono imposizioni di salvaguardia per le scuole e gli uffici”.

Chi rischia di più se respira l’aria malsana degli ambienti chiusi?

Sicuramente i bambini. Intanto perché abitualmente passano più ore al chiuso, in casa e a scuola, degli adulti. E, poi, perché i loro sistemi di protezione dagli agenti inquinanti sono meno maturi e, conseguentemente, più attaccabili”.

SaluteIn

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