La roncopatia s’inserisce sempre di più nella pratica quotidiana ORL. A Milano e Cremona un workshop, strutturato in due fasi, vuole fornire le nozioni pratiche necessarie al corretto inquadramento dell’OSAS ed a una consapevole gestione del paziente in termini di orientamento terapeutico. Ne parliamo in questa intervista con Fabrizio Salamanca, otorinolaringoiatra referente Centro per la Diagnosi e la Cura della Roncopatia di Humanitas, e Direttore del corso “OSA WORKSHOP: la quotidianità in roncochirurgia”. Tra i punti evidenziati anche la correlazione tra patologie cardiovascolari ed apnee notturne.
Roncopatia: di cosa si tratta? E quanti italiani ne soffrono?
La roncopatia è una patologia che rappresenta un disturbo respiratorio durante il sonno, che comprende sia il russamento che le eventuali apnee ostruttive. Per questo se ne occupa l’otorino, è la sua area di pertinenza. Doverosa è la distinzione tra un “russatore semplice” ed un “russatore apnoico” perché in questo secondo caso l’“apnea ostruttiva” trasforma un banale disturbo sociale (impedendo a chi ci è accanto di dormire) in una malattia vera e propria. A lungo andare possono le apnee notturne infatti possono dare ipertensione, aritmie cardiache, disturbi di memoria o di concentrazione. È una patologia tipica dell’essere umano ed è importante riconoscerla per evitare patologie ancora più gravi, come quelle ad esempio legate al cuore.
A quali rischi cardiovascolari si va incontro, non curando i disturbi legati al sonno?
Esiste una terza categoria, oltre alle due sopracitate, che si chiama “russamento patologico”: è un russamento che impedisce al paziente un sonno profondo. La persona rimane sempre in uno stato di sonno superficiale e questo di per sé rappresenta già un problema poiché un cattivo riposo o un riposo leggero impediscono di essere sufficientemente svegli ed attivi il giorno seguente. Immaginiamo che durante la notte si verificano delle apnee: si blocca il respiro, dunque si attiva il sistema parasimpatico che cerca di aumentare lo sforzo respiratorio; di conseguenza aumentano anche la pressione polmonare e cardiaca, fino allo sblocco dell’apnea stessa. Da una situazione di abbassamento di ossigeno si verifica un rialzo repentino dell’ossigeno e questo meccanismo provoca degli alti e bassi incredibili al sistema autonomo: si verifica infatti un picco ipertensivo fino a 500 volte a notte e nel lungo periodo si diventa ipertesi anche durante il giorno. A tutto questa premessa si aggiunge il tema delle aritmie cardiache perché durante l’apnea abbiamo una congestione del sangue nel cuore e la stimolazione degli atri del cuore può far partire la fibrillazione atriale: a lungo andare proprio queste fibrillazioni atriali inizieranno a verificarsi non solo di notte, ma anche di giorno, e la conseguenza sarà che il paziente diverrà cardiopatico.
Lei è il Direttore del percorso formativo “OSA WORKSHOP: la quotidianità in roncochirurgia“, che si svolgerà a marzo ed aprile tra Milano e Cremona, con la possibilità di partecipare all’intero percorso o ad una singola fase. Che temi affronterete e come si svolgerà?
Il workshop si divide in due parti: la prima durerà un giorno e mezzo e si svolgerà il 27 e 28 marzo presso l’Ospedale Humanitas San Pio X di Milano. Dopo una giornata dedicata alla teoria, il martedì ci sarà una live surgery in diretta dalla sala operatoria, in collegamento con l’Auditorium dove si svolgerà il corso, e sarà possibile seguire degli interventi chirurgici “in diretta”. Si tratta di un primo modulo multidisciplinare dunque interverranno tutti quegli specialisti ed operatori coinvolti nella diagnosi e nella terapia di questa malattia. La seconda parte invece si svolgerà il 19 e 20 aprile a Cremona presso l’Human Lab Trecchi ed insegneremo a mettere in pratica le tecniche chirurgiche, che sono state apprese durante il primo modulo di marzo. Se il primo step è aperto a 100 partecipanti, invece il secondo coinvolgerà 26 persone, chirurghi otorino o maxillofacciali, che saranno ospitati in 13 postazioni (due per chirurgo) per la parte partica. È un workshop aperto anche ai medici di medicina generale, agli infermieri, ai tecnici di neuro fisiopatologia. È importante esserci perché in Italia circa 4 milioni di persone soffrono di apnee gravi; di questi 4 milioni solo il 3% va dal dottore. Di questo 3% più della metà trova un medico che di questa patologia non sa nulla o comunque ne sa ancora poco. Se oltre alle apnee gravi consideriamo anche quelle moderate e lievi parliamo di 27 milioni di pazienti, il 20% della popolazione complessiva.
Perché i medici dovrebbero frequentare almeno il primo modulo?
Per diventare almeno “medici sentinella” delle apnee notturne e consigliare una polisonnografia. Le apnee moderate o gravi sono “invalidanti” fin da un’età molto giovane: basti pensare che nei giovani maschi l’apnea notturna provoca un calo sensibile della memoria, della concentrazione e della libidine. In linea generale questa patologia colpisce maggiormente gli uomini, ma dopo la menopausa anche le donne. Le fasce d’età più coinvolte vanno dai 30 ai 70 anni.
Che tipo di progressi ha fatto la medicina ed il prossimo futuro dove ci porterà?
Attualmente viviamo in una società deprivata di sonno. Pensiamo a quanto abuso di tv e di tecnologia si fa anche di sera o di notte. Questo vuol dire che siamo perennemente connessi e si dorme peggio. Sottovalutare un cattivo riposo provoca due conseguenze dal punto di vista caratteriale: nell’uomo compaiono irascibilità, aggressività e depressione; nella donna l’ansia. L’altro aspetto che mi preme sottolineare è l’eccesso di stanchezza, concentrato nella fascia pomeridiana tra le 17 e le 19 e questo genera anche problemi relazionali; all’Ospedale Humanitas San Pio X abbiamo ideato tante tecniche chirurgiche di ultima generazione sull’epiglottide e sulla faringe. Siamo orgogliosi di condividerle con la platea dei partecipanti al workshop di marzo e di aprile pertanto ci auguriamo che aderiscano tanti colleghi.
Trovate tutte le informazioni sul corso qui: