Intervista esclusiva di Antonello Sette ad Antonello Facci, presidente di AS.FO. Sardegna

Presidente Facci, Il Governo sembra non volere sentire ragioni, nonostante i devastanti impatti sociali e sanitari che l’applicazione della norma sul payback potrebbe provocare…

“Il Governo e la politica sono ciechi e sordi. Forse non si rendono conto che centoventimila persone rischiano di perdere, da un momento all’altro, il posto di lavoro. E neppure e questo, almeno dal punto di vista dell’interesse generale, è ancora più grave, che il il sistema sanitario nazionale rischia di andare in tilt, perché, se le piccole e medie aziende medicali chiudono i battenti, sarebbero pregiudicati i servizi essenziali, che i dispositivi, da loro forniti, hanno sinora garantito, come, solo per fare un esempio, la protesica e tutti i supporti di alta tecnologia, che sono di importanza prioritaria nelle sale operatorie”.

Come è possibile che non si voglia vedere tutto questo?

“Quella del Governo è una cecità che spaventa. In tutti gli incontri, sia a livello nazionale che regionale, il Governo si dice disponibile a trovare una soluzione, ma poi, quando si arriva al dunque, ritrae la mano che aveva offerto. Hanno reperito un miliardo e centomila euro ed è stato sì un primo passo, che non ha, però, assolutamente risolto il problema. Il Governo deve farsene una ragione. Non esiste altra soluzione, al di fuori della cancellazione della norma sul payback. Una norma ingiusta, anticostituzionale e vessatoria. Oltretutto, con la messa a disposizione di quel miliardo e cento, siamo stati sottoposti a un vero e proprio ricatto. Solo chi rinuncia a ogni contenzioso, potrà spartirsi la parte che gli spetta. Un ricatto, che scalfisce uno dei principali cardini della democrazia, quale è quello della tutela degli interessi acquisiti. Io ho cercato sempre nella vita di insegnare ai miei figli che esistono diritti precostituiti, che nessuno può, da un giorno all’altro, cancellare con un colpo di spugna, come un fastidioso retaggio del passato, perché rientrano, a pieno titolo, nei principi fondamentali, su cui si regge una nazione, che ambisce a definirsi civile. D’ora in avanti, dovrò spiegare ai miei figli che il loro padre si era sbagliato. I diritti precostituiti non esistono più, perché un Governo cieco li ha resi invisibili. Dovremmo, secondo lor signori, far fronte a un disavanzo, che non abbiamo creato noi e che è il frutto dell’incapacità di una programmazione, anche minima e decente, da parte dello Stato e delle Regioni. Un disavanzo che viene riprodotto, anno dopo anno, da un nugolo di  ciechi, senza arte né parte, della politica. Dovremmo pagare colpe che, come peraltro anche i ciechi sanno bene, di tutti sono, meno che nostre. Oltretutto, ci si confonde colpevolmente con le aziende produttrici di farmaci. Loro si siedono davanti a un tavolo e stabiliscono, in piena libertà, valori e quantità. Noi, invece, partecipiamo a gare, che si aggiudicano al miglior offerente al ribasso. E poi, me lo lasci dire, ma si rendono conto che noi, se il payback non fosse rimosso, potremmo essere vittime due volte? Non solo come imprenditori e lavoratori, ma anche come utenti del servizio sanitario nazionale. Penso spesso con angoscia a quello che potrebbe accadere a noi e ai nostri figli, se avessimo bisogno di essere curati da un sistema sanitario, che non potesse più contare su  dispositivi, indispensabili per la sopravvivenza. Qui non sono in gioco solo posti di lavoro, ma la salute e la vita di tutti noi. Proprio tutti forse no. Perché anche ‘a livella di Totò rischia di finire in disuso, lasciando solo ai ricchi la possibilità di curarsi e, nei casi gravi, di provare a non morire”.

SaluteIn

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