Intervista esclusiva di Antonello Sette a Filippo Missiroli, ricercatore e professore aggregato di malattie dell’apparato visivo all’Università Tor Vergata di Roma

“In principio fu Paolo Missiroli, medico condotto a Cervia alla fine del diciannovesimo secolo.  Dopo di lui, il mio bisnonno Alberto, direttore della Stazione Sperimentale per la Lotta Antimalarica, fondatore dell’Istituto Superiore di Sanità e bonificatore di mezza Italia negli anni ‘30. Seguono tre generazioni di oculisti. Il primo è mio nonno Giuseppe, detto Peppino, primario dell’Ospedale San Camillo tra gli anni ’50 agli anni ‘70. Il secondo mio padre Alberto, primario al Policlinico Umberto primo fra il 1980 e il 2010. Per ultimo, almeno per ora, arrivo io, ricercatore a Tor Vergata”. 

Filippo Missiroli, ultimo rampollo di una straordinaria famiglia di medici e oculisti, ripercorre una storia gloriosa con la stessa cura e lo stesso amore con cui si sfoglia un album di fotografie, dalle prime più sbadite alle altre via via più nitide. Lui l’oculistica ce l’ha nel sangue di famiglia…

“Mio padre non è stato il mio maestro in senso stretto. Ho fatto la scuola di specializzazione in oculistica alla Sapienza durante il suo primariato, ma sono stato affidato a un suo collega, il professor

 Corrado Balacco Gabrieli. La mia passione, però, era già maturata in casa, dove si parlava di occhi dalla mattina alla sera. Ero incuriosito e, conseguentemente, attratto da una branca della medicina, che era un marchio di fabbrica e l’orgoglio della mia famiglia e anche il mio. A spingermi verso la continuazione della tradizione dei Missiroli, prima medici e poi oculisti, è stata, però, ancor più la contingenza di trovarmi generazionalmente nel mezzo di un’evoluzione senza precedenti dell’oculistica, a livello clinico e, soprattutto, a livello chirurgico e diagnostico, dove si sono registrati progressi incredibili, proprio negli anni in cui stavo completando gli studi di Medicina, come, ad esempio, l’introduzione delle prime lentine intraoculari nella chirurgia della cataratta.  Mio padre ha cominciato a trattare la cataratta, così come si faceva prima, asportando il cristallino opacizzato senza rimpiazzarlo costringendo, come qualcuno ricorderà, i pazienti a mettersi, dopo l’intervento,  occhiali con lenti molto spesse per correggere il difetto visivo conseguente derivato dall’asportazione pura e semplice della cataratta. Le lenti intraoculari sintetiche hanno rivoluzionato la metodologia degli interventi, restituendo la visibilità ai pazienti, senza il ricorso obbligato alle lenti correttive. Mio padre ha vissuto in pieno l’età di mezzo. Io sono entrato in azione, quando la nuova metodologia era già diventata routine quotidiana. Come era scontato, la tecnica si è via via affinata e oggi abbiamo a disposizione lentine pieghevoli molto evolute. Basta una piccolissima incisione a introdurle nell’occhio e una volta inserite si aprono posizionandosi correttamente da sole. Oggi queste lentine correggono tutti i difetti refrattivi, compresa la presbiopia”.

Professor Missiroli, quali sono gli scenari futuri dell’oculistica?

“L’oculistica sta imboccando strade innovative, sempre più ricche e complesse, che riguardano soprattutto, da una parte la chirurgia della cornea e della retina e, dall’altra, la cura delle maculopatie, una serie di patologie della retina che colpiscono, in particolare, gli anziani e i malati di diabete, e che attualmente è centrale nella mia attività di ricerca e di oculista clinico. Esistono farmaci ormai da quindici  anni, che sono diventati via via più efficaci, specie negli ultimissimi anni. Le maculopatie sono malattie che un tempo non venivano neppure curate. Purtroppo non siamo ancora arrivati a una terapia ideale e i problemi per chi è colpito da una maculopatia sono ancora grandi, ma le prospettive sono incoraggianti. Quasi ogni mese è segnato dalla scoperta di nuove molecole, che a volte sono migliorative ed altre no, ma la strada è stata tracciata e il percorso avviato. La parte più bella della mia attività di ricerca a livello universitario è proprio quella dell’individuazione di nuovi farmaci e, correlativamente, di nuove possibilità di cura per le patologie oculari, a partire da quelle più gravi e invalidanti”.

I suoi figli potrebbero prolungare la dinastia dei Missiroli sino alla sesta generazione… “Giacomo ha 16 anni, Alberta non ancora 14. Non hanno ancora idea di quel che faranno e non voglio certo condizionarli. Nel caso decidessero di proseguire la tradizione di famiglia, ne sarei ovviamente orgoglioso e felice. Sì, lo ammetto, sarebbe bello se uno di loro diventasse la sesta generazione di medici e la quarta di oculisti della mia meravigliosa famiglia”.

SaluteIn

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