Intervista esclusiva di Antonello Sette al Professor Giovanni Minisola, Direttore Scientifico della Fondazione “San-Camillo-Forlanini” di Roma e Presidente Emerito della Società Italiana di Reumatologia.
Professor Minisola, quando si parla di malattie reumatologiche croniche si pensa subito all’artrosi e all’osteoporosi. Che differenza c’è fra le due patologie e chi ne è colpito?
“L’artrosi è una malattia reumatologica che in Italia interessa oltre 4 milioni di persone, con una leggera prevalenza per il sesso femminile. Si tratta di una patologia generalmente dolorosa, dovuta a un processo degenerativo della cartilagine che ricopre le superfici delle articolazioni. A causa della degenerazione, la cartilagine perde la sua elasticità e viene compromessa la sua capacità di rispondere adeguatamente alle sollecitazioni meccaniche. Tale processo avanza con l’andar degli anni, ma può essere accentuato o facilitato da fattori genetici, dismetabolici e costituzionali, come l’eccesso di peso, l’obesità e il diabete.
L’osteoporosi, una malattia reumatologica classicamente associata alla menopausa e all’età avanzata, è caratterizzata da una maggiore fragilità delle ossa e da un aumento del rischio di frattura. La malattia, che in Italia interessa circa 4 milioni di persone, colpisce anche il sesso maschile e può essere determinata da molti farmaci, primo tra tutti il cortisone, specie se il trattamento è protratto e ad alte dosi. Generalmente non si manifesta con dolore, tanto da essere considerata una ladra di osso silenziosa.
Sia l’artrosi che l’osteoporosi sono malattie ad alto potenziale invalidante e a elevato impatto socio-economico”.
Il Professor Giovanni Minisola, Primario Emerito di Reumatologia, lancia un qualificatissimo allarme su patologie molto diffuse che rappresentano un costo rilevante per la collettività.
“L’artrosi e l’osteoporosi sono malattie sottovalutate dalla maggior parte di coloro che ne sono affetti. Ciò determina un mancato o tardivo trattamento che si traduce, per l’artrosi, in una progressione inesorabile della limitazione dei movimenti e, per l’osteoporosi, in un aumento del rischio di andare incontro a una o più fratture, anche per un minimo sforzo o per un trauma di lieve entità. Purtroppo entrambe le condizioni sono sottodiagnosticate o vengono diagnosticate in ritardo, quando i loro effetti negativi si sono già consolidati. Risulta pertanto fondamentale la loro diagnosi precoce e tempestiva, così come tempestivo e appropriato deve essere l’intervento terapeutico”.
Professore, cosa si può fare per arginare un fenomeno, che è obiettivamente una spada di Damocle sempre più appuntita e tagliente sulla qualità della terza età?
“È necessario puntare sulla prevenzione vera, non di propaganda o di facciata, e sulla sensibilizzazione. Tutto ciò deve realizzarsi concretamente e non con inutili dichiarazioni di intenti, che tali rimangono. La prevenzione e la sensibilizzazione devono avvenire sin dagli anni delle scuole elementari e proseguire durante quelli dell’adolescenza, della giovinezza e della maturità.
Per l’artrosi, la prevenzione fonda sulla correzione degli stili di vita sbagliati, evitando posizioni scorrette, eccessi alimentari e sedentarietà.
Per l’osteoporosi, la prevenzione non può prescindere da uno stile di vita sano indispensabile per la tutela delle ossa. Occorre evitare il fumo, fare attività fisica, avere un’alimentazione corretta con un adeguato introito giornaliero di calcio e mantenere nella norma il livello di vitamina D. Tale vitamina, fondamentale per la salute delle ossa, si trova in minima misura negli alimenti e viene prodotta con l’esposizione alla luce solare. In Italia sono molti i soggetti con livelli insufficienti di vitamina D, la cui carenza è facilmente trattabile.
In entrambe le patologie risulta cruciale ai fini della prevenzione il rapporto medico-paziente e la reciproca comunicazione, con l’obiettivo di pianificare trattamenti tempestivi e di organizzare percorsi gestionali appropriati”.
Oltre al toccasana di una prevenzione precoce a livello diagnostico e di stili di vita, possiamo guardare con fiducia a presidi farmacologici in grado, se non di guarire, almeno di alleviare e contenere queste due patologie invalidanti?
“L’artrosi e l’osteoporosi sono due malattie reumatologiche che possono essere adeguatamente contrastate con opportuni interventi farmacologici. Per entrambe possiamo dire che non è mai troppo tardi iniziare un trattamento, anche se i risultati migliori si ottengono quando l’intervento terapeutico non è troppo tardivo.
Per l’artrosi, disponiamo di agenti idonei a rallentarne l’evoluzione e di altri in grado di contrastarne la sintomatologia dolorosa.
Per l’osteoporosi, possiamo contare su farmaci che si oppongono alla perdita di osso diminuendone la fragilità e il rischio fratturativo.
Il trattamento dell’artrosi e dell’osteoporosi deve essere sempre personalizzato e deve tener conto di molti fattori, clinici e diagnostici, variabili da caso a caso.
L’artrosi e l’osteoporosi devono essere considerate espressioni dell’inevitabile processo di senescenza. Oggi sappiamo che esiste una stretta correlazione tra l’insorgenza di tali patologie e l’incremento nell’organismo del numero di cellule senescenti. Queste rappresentano un importante bersaglio per una nuova categoria di farmaci, denominati “senoterapeutici”, che, verosimilmente, contribuiranno a rendere sempre più efficace la lotta alle malattie croniche degenerative tipiche dell’invecchiamento”.