Endocrinologo presso l’IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) San Raffaele Pisana, Roma
Professor Strollo, una legge appena approvata dal Parlamento, apre una pagina nuova nella battaglia contro due patologie diversamente invalidanti, quali sono il diabete di tipo 1 e la celiachia…
“La legge, che introduce uno screening diagnostico obbligatorio per il diabete di tipo 1 e per la celiachia, dimostra una sensibilità nuova nei confronti di due patologie associabili dal punto di vista epidemiologico. I dati sono impressionanti. Il diabete colpisce quattrocento milioni di persone nel mondo e intorno ai quattro milioni in Italia. Trecentomila sono in Italia le persone affette da quello di tipo 1, con un incremento annuo di all’incirca diecimila nuovi malati diagnosticati”.
Il diabete di tipo 1 è un colpo al cuore per centinaia di migliaia di famiglie…
“Che ci si muova concretamente per arginare preventivamente la piaga del diabete di tipo 1 è molto importante, perché la comparsa di questo tipo di diabete è un evento sconvolgente per le famiglie. Ci si trova improvvisamente a dover far fronte a uno stato di grave deperimento organico dei bambini e dei ragazzi, che ne sono colpiti, accompagnato da un esagerato bisogno di bere e di mangiare, a fronte di un dimagrimento apparentemente inspiegabile e, soprattutto, dalla sensazione di una stanchezza infinita, sconosciuta sino a poco tempo prima. In alcuni drammatici casi ci si trova addirittura al cospetto di una precipitazione degli eventi, con l’insorgere del coma diabetico e la conseguente necessità di un ricovero ospedaliero d’urgenza. Prevenire tutto questo è, come lei può capire, molto importante. Prevenire vuol dire identificare tempestivamente la presenza di anticorpi anti insula pancreatica, che agiscono per lungo tempo in modo sotterraneo, sino al momento in cui scoppiano gli effetti clinici. La possibilità di riconoscere per tempo la presenza di questi anticorpi, che costituiscono, almeno per la massima parte la genesi del diabete di tipo 1, consente un percorso di prevenzione, che sino a poco tempo era una mera chimera. Si poteva solo attendere inermi la sua evoluzione”.
Che cosa possiamo ragionevolmente attenderci dalla ricerca scientifica? Qual è in questo senso lo stato dell’arte?
“Si sta studiando, ormai da tanti anni, un vaccino, che è ancora lontano, ma i cui contorni si stanno via via approfondendo e definendo, anche sulla base di alcune considerazioni di tipo fattuale. Almeno una parte del diabete di tipo 1 sembra, ad esempio, legata all’aggressione dei virus coxsackie, che sono quelli che nel bambino più spesso si associano alla sindrome, autolimitante e particolarmente fastidiosa, bocca mani piedi. Oltre a questi virus, ce ne sono altri, tutti complessivamente responsabili dell’esplosione di una reazione immunitaria che, in alcune persone predisposte, diventa autoimmunitaria. L’obiettivo è, a questo punto, quello di andare a sviluppare un vaccino, che sia almeno in grado di ridurre la necessità da parte dell’organismo di reagire”.
Il vaccino è l’unica soluzione attualmente allo studio?
“No. C’è tutta una serie di campi di ricerca, che sono finalizzati alla possibilità di bloccare sul nascere l’insorgere del problema, attraverso la somministrazione di insulina in tempi precoci, per proteggere adeguatamente le cellule. In prospettiva, si intravede anche la possibilità del trapianto delle insule pancreatiche. È un processo terapeutico, in corso da molti anni, che si sta sempre più avvicinando alla soluzione, e la strada maestra è quella della microincapsulazione. Per spiegarci meglio, si creano delle microcapsule di alta sofisticazione, ovviamente precostruite in un materiale biocompatibile, che vanno ad avvolgere poche insule pancreatiche e, attraverso i loro pori, fanno transitare l’insulina che viene prodotta e il glucosio, che viene assorbito dalle cellule pancreatiche. Nello stesso tempo, l’attacco delle cellule immunitarie è scongiurato perché viene a mancare il contatto con gli antigeni insulari. Al momento la sopravvivenza di queste insule microicapsulate si ferma a un massimo di tre o quattro anni e, oltretutto, non viene eliminata la necessità della somministrazione di insulina, ma solo ridotta nella frequenza e nella quantità”.
A proposito di frequenza e quantità, è possibile pensare a un alleggerimento delle incombenze quotidiane dei malati di diabete di tipo 1?
“Stiamo attendendo l’arrivo in Italia dell’insulina basale settimanale, che sarà davvero un toccasana non solo per la compliance, ma anche per l’accettazione del suo status da parte della persona”.
Nell’attesa, ci sono già nuovi farmaci in circolazione, che migliorano le prospettive, cliniche e assistenziali, dei diabetici?
“Per tutti i tipi di diabete, soprattutto per quello degli adulti, ci sono farmaci, di cui si parla molto, che agiscono a livello intestinale e cerebrale e fanno anche dimagrire. Si stanno affinando di mese in mese e sempre di più associando settimanalmente all’insulina e, quindi, possono essere, in condizioni particolari, prescritti anche per il diabete di tipo 1.
Al di là di questa ulteriore speranza, credo che allo stato la prevenzione, resa in qualche modo obbligatoria dalla legge recentemente approvata, rappresenti un caposaldo fondamentale nella lotta al diabete di tipo 1. Una volta che si viene a riconoscere tempestivamente una condizione patologica, da una parte si evita un inatteso fenomeno precipitante, e dall’altra ci si può organizzare, prima che sia troppo tardi”.