Intervista esclusiva di Antonello Sette al dottor Marco Silano, Coordinatore del Board Scientifico dell’Associazione Italiana Celiachia e Direttore del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, endocrino-metaboliche ed invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità.

Dottor Silano, quanto è importante la legge, approvata dal Parlamento il 13 settembre, che introduce la diagnosi precoce per la celiachia e il diabete di tipo 1?

“È una legge senza uguali nel mondo che prevede uno screening obbligatorio, in età pediatrica, per il diabete di tipo 1 e per la celiachia. I vantaggi sono evidenti per entrambe le patologie. Nel diabete, in particolare, una diagnosi precoce può rivelarsi un vero e proprio salvavita, perché molto spesso la malattia compare per la prima volta in modo drammatico con la chetoacedosi diabetica, il cui esito può, come sappiamo, anche essere fatale in alcuni casi”.

Qual è oggi la prospettiva dei malati celiaci, sia conclamati che sommersi?

“I celiaci diagnosticati, che sono solo 35 per cento dei celiaci totali, seguono una dieta senza glutine, che è al momento l’unico trattamento disponibile per la celiachia e produce, come risultato, la remissione dei sintomi, la normalizzazione della mucosa intestinale e la prevenzione delle complicanze. Le persone celiache che non sono state diagnosticate continuano a star male, a presentare sintomi e segni della celiachia”.

Non c’è nessuna speranza di una soluzione terapeutica, che prescinda dalla condizione limitativa di una dieta senza glutine?

“Al momento assolutamente no. Tutte le terapie alternative che sono state sperimentate finora hanno dimostrato di non essere efficaci”.

La domanda sorge spontanea. Come è possibile che un celiaco esca da un ospedale senza una diagnosi?

“Da una parte la celiachia è stata, non a caso, definita un camaleonte clinico, perché si manifesta con segni e sintomi estremamente variabili, a livello sia di localizzazione che di intensità. Dall’altra parte, c’è un bisogno formare la classe medica sulle modalità di presentazione clinica della celiachia”.

Quali sono le cause della celiachia?

“La celiachia colpisce pazienti geneticamente predisposti, anche se solo il tre cento di chi ha la predisposizione e consuma glutine (il fattore ambientale scatenante) sviluppa la malattia”.

In certi ambienti la celiachia sembra una sorta di status symbol. Esistono, secondo lei, celiaci immaginari?

“Non esistono celiaci immaginari, ma celiaci mis-diagnosticati, cioè con una diagnosi sbagliata. Inoltre, la dieta senza glutine sta diventando una moda, perché si parte dal presupposto che faccia bene sempre e comunque, anche se non si è celiaci. È una convinzione, va detto forte e chiaro, che non ha alcun fondamento scientifico”.

La legge appena approvata dal Parlamento ha, come suo raggio d’azione, l’età pediatrica e si ferma, quindi, alla soglia dei 17 anni. A quell’età si arresta anche il rischio di ammalarsi di celiachia?

“La celiachia è una malattia che può comparire a qualsiasi età. Ci sono persone a cui è stata diagnosticata quando avevano 70 anni e più. È importante quindi sapere che lo screening diagnostico non esclude, del tutto e definitivamente, la possibilità di diventare successivamente celiaci”.

SaluteIn

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