Intervista esclusiva di Antonello Sette al professor Emanuele Santoro, Capo Dipartimento dell’area chirurgica e Primario di chirurgia oncologica dell’Ospedale San Giovanni di Roma
“Era una sera di Natale di tanti anni fa. Chiamarono mio padre per un’urgenza. Mi portò con lui. Avrò avuto all’incirca quattordici anni. Mi mise in piedi su uno sgabellino e io guardai l’intervento per intero, dal principio alla fine. Successivamente, negli anni dell’università, questa divenne un’abitudine consolidata; vedere dal vivo quello che stavo studiando mi ha permesso di capire meglio fin da subito i segreti del corpo umano.
Io e mio fratello Roberto, che oggi è primario chirurgo all’Ospedale Belcolle di Viterbo, siamo cresciuti a pane e chirurgia.
Ho avuto la grande fortuna di poter assistere, sin da giovane, a interventi caratterizzati da procedure complicatissime. A mio padre arrivavano da tutta Italia i casi più disperati, dai trapianti di organi ai tumori più invasivi. Ho osservato precocemente da vicino cose che molti chirurghi vedono solo a fine carriera”.
Emanuele Santoro, figlio d’arte del padre Eugenio,che ha scritto alcune delle pagine più luminose della chirurgia italiana, e appartenente all’ultima generazione di una meravigliosa dinastia, che ha cominciato ad abbracciare la scienza medica cinque secoli e mezzo fa, racconta, tutto d’un fiato, la storia di una passione, che ha radici profonde, vicine e lontane. Gli chiedo quanto sia importante l’intelligenza artificiale nella sua attività professionale, da figlio, quale è, non solo di un eccezionale chirurgo, ma anche di un tempo segnato da incredibili, quasi inverosimili,innovazioni…
“L’intelligenza artificiale con le sue molteplici forme di applicazione consente oggi attraverso l’ausilio della tecnologia digitale di poter eseguire interventi chirurgici di massima complessità, anche di più distretti contemporaneamente (torace, addome), con tecnica mininvasiva senza i classici tagli chirurgici spesso invalidanti. Tutto questo nella pratica si traduce in un trauma chirurgico notevolmente ridotto, un più rapido ed efficace recupero postoperatorio e pronto ritorno alle normali attività quotidiane”.
In sala operatoria è entrato di prepotenza il robot…
“La chirurgia robotica, che fino a pochi anni fa sembrava una evoluzione futuribile della chirurgia, è entrata prepotentemente nella pratica clinica in maniera molto rapida.
Oggi il chirurgo operatore, seduto alla consolle di comando del carrello robotico, è in grado di acquisire, nello stesso momento, una messe di informazioni in termini di immagini, ricostruzioni tridimensionali anatomiche e visione attraverso la fluorescenza, che esaltano la precisione e l’efficacia del gesto e permettono di affrontare interventi chirurgici particolarmente complessi come quelli sull’esofago e sulla giunzione esofago-gastrica in chirurgia mininvasiva”.
Il robot è arrivato anche nell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma?
“Nel Reparto di Chirurgia Oncologica abbiamo incrementato nell’ultimo periodo l’utilizzo del Robot per gli interventi chirurgici sui tumori del tratto distale dell’esofago e della giunzione esofago-gastrica che ci hanno permesso di affrontare questa patologiaoperando sia in addome che in torace senza tagli chirurgici”.
Come si svolge l’intervento con il robot?
“L’intervento prevede che il chirurgo operatore sia seduto alla consolle attraverso la quale “comanda” i movimenti degli strumenti robotici che sono collegati ad un carrello che si trova vicino al letto operatorio del paziente dove è presente anche il chirurgo aiuto”.
Quali sono i vantaggi del robot “chirurgico”?
“Il vantaggio che offre la chirurgia robotica rispetto alle altre tecniche mininvasive è quello della visione tridimensionale, la stabilità dell’immagine, la precisione e la possibilità di riprodurre tutti i movimenti della mano grazie ai gradi di libertà degli strumenti robotici. Inoltre fornisce anche la possibilità di avere in tempo reale informazioni riguardo le ricostruzioni anatomiche e la visualizzazione vascolare e linfatica come una sorta di “navigazione virtuale” ausilio per l’operatore. Tutto questo accedendo attraverso delle piccole incisioni di meno di 1 centimetro senza i grandi tagli che si facevano in passato rendendo possibili e sicuri anche e soprattutto gli interventi chirurgici più difficili che richiedono un ingresso sia in addome che in torace come quelli per i tumori dell’esofago e del giunto gastro-esofageo. In pazienti con questa patologia, negli anni addietro l’intervento chirurgico prevedeva una fase addominale per la preparazione dello stomaco da trasporre in torace attraverso una grande laparotomia. Successivamente si continuava il lavoro nel torace con la resezione dell’esofago, la trasposizione dello stomaco e la sutura tra lo stomaco e l’esofago residuo. Anche questa seconda fase prevedeva una grande incisione toracica altamente invalidante e traumatica.
La minore invasività e la precisione dei gesti chirurgici mediati dal robot hanno consentito di ridurre notevolmente le complicanze ed hanno permesso un recupero delle funzioni fisiologiche più veloce”.
Che cosa ci riserva il futuro?
“Quello che fino a pochi anni fa sembrava fantascientifico è già il quotidiano presente. L’intelligenza artificiale continua a fornire nuovi strumenti e tecnologie, in grado di migliorare le nostre perfomances. È fondamentale, almeno nella fase attuale, che il fattore umano guidi lo sviluppo in senso clinico, al fine di ottimizzare le risorse per il miglioramento dei risultati.
Poi, da qui a qualche anno, quanti nessuno lo può prevedere neppure per sommi capi, dobbiamo aspettarci che il robot cominci a lavorare da solo. Sinora è l’uomo che lo guida. È l’uomo che lo muove. Credo che in un futuro, forse meno lontano di quanto si possa credere, il robot, una volta acquisita la situazione clinica attraverso le immagini di una tac o di una risonanza magnetica proiettate direttamente in sala operatoria, possa agire da solo. A quel punto,intelligenza artficiale e robot si uniranno, sino a confondersi, dando vita a una sorta di creatura a sé stante, in grado di agire in autonomia. Oggi il robot migliora tutto quello che decide di fare il chirurgo. In un tempo prossimo futuro sarà lui a decidere cosa fare, sulla base delle informazioni, di cui è venuto in possesso, e delle indicazioni del chirurgo umano. Il vero chirurgo sarà, però, lui. Un infallibile chirurgo. Senza camice, senza carne e senza ossa”.