La svolta nella diagnosi precoce dell’Alzheimer è sempre più vicina. Secondo una nuova ricerca svedese basta un semplice esame del sangue per rilevare precocemente la malattia, con ben 15 anni di anticipo, mediante puntura lombare. Anche con i test ematici si va a cercare la proteina “p-tau217”, che è un marcatore dell’Alzheimer. I pazienti affetti da Alzheimer infatti hanno un accumulo di proteine beta-amiloide e tau nel cervello ed è proprio il livello di queste proteine che consente di diagnosticare la malattia.
Il test esiste ed è già disponibile in commercio. Da questo punto di vista è evidente l’impatto che potrebbe avere un suo uso sistematico, se si considera che al momento il morbo di Alzheimer viene diagnosticato a sintomi già conclamati e dunque “troppo tardi”. Per altro solo nel 2% dei pazienti con manifestazioni di demenza senile, la diagnosi è corroborata da test avanzati come una PET o prelievi lombari per l’analisi del liquido cerebrospinale, stando ai dati dell’Alzheimer Research britannica.
Tornando allo studio, è stato realizzato su un campione di 786 persone. Grazie ai test ematici i ricercatori sono stati in grado di classificare il rischio di ammalarsi di Alzheimer: più alti sono i livelli di proteina p-tau217 nel sangue, più probabile o avanzata è la malattia. Oltre all’alto e al basso rischio c’è anche una categoria “intermedia” di persone che hanno bisogno di ulteriori accertamenti per la diagnosi definitiva. Secondo i ricercatori, l’utilizzo di un esame del sangue potrebbe ridurre la necessità di questi esami invasivi per la diagnosi di circa l’80%.