Intervista esclusiva di Antonello Sette alla professoressa Eleonora Nucera, Direttore servizio di Allergologia del Policlinico Gemelli di Roma
“L’allergia alimentare non conosce zone franche. Tutti gli alimenti possono provocare un’allergia”.
In questo mare magnum di possibilità, quali sono le allergie alimentari più comuni?
Il latte, le uova, le arachidi (soprattutto negli Stati Uniti, a causa del largo consumo di burro di arachidi), il pesce, la soia e il frumento sono responsabili di circa il 90% delle reazioni allergiche ad alimenti in età pediatrica., il pesce, i molluschi ed alcuni alimenti vegetali (soprattutto arachidi e nocciole) sono invece responsabili di circa l’85% delle reazioni allergiche ad alimenti negli adulti. Per quanto riguarda l’allergia ad alimenti di origine vegetale è frequente il riscontro di fenomeni di cross-reattività tra più alimenti appartenenti a famiglie botaniche differenti, come conseguenza della sensibilizzazione ad allergeni ubiquitari (panallergeni) quali ad esempio le profiline, l’albumina 2S e le “Lipid Transfer Proteins” (LTP). Queste ultime, in particolare, sono una famiglia di proteine x che si concentrano prevalentemente nella buccia della frutta fresca, ma si riscontrano anche nei vegetali e nella frutta secca, resistenti alla digestione gastrica e al calore. La stabilità delle LTP le rende potenzialmente capaci di indurre gravi reazioni sistemiche.
Quali sono i sintomi che possono far pensare ad una reazione allergica ad un alimento?
L’allergia alimentare può essere responsabile di segni e sintomi a carico di diversi organi ed apparati: può causare manifestazioni a carico della cute, dell’apparato respiratorio, dell’apparato gastrointestinale e sistemiche.
L’orticaria, associata o meno ad angioedema, è la manifestazione cutanea più frequente
Possono essere però manifestarsi sintomi gastrointestinali, soprattutto nei bambini, (nausea, meteorismo, dolori addominali crampiformi, vomito e diarrea) manifestazioni respiratorie (prurito oculare, lacrimazione, iperemia congiuntivale, ostruzione nasale, rinorrea, starnuti, tosse, respiro sibilante, dispnea).
In casi rari si può avere un coinvolgimento contemporaneo di più organi ed apparati fino allo shock anafilattico, che può causare la morte del paziente
Come si fa diagnosi di allergia alimentare?
L’approccio diagnostico a un paziente con una reazione avversa ad un alimento inizia con un’accurata storia clinica e l’esame obbiettivo.
La raccolta dell’anamnesi è fondamentale, soprattutto per identificare una correlazione fra l’ingestione dell’alimento e la comparsa dei sintomi.
Devono seguire i prick test, che si eseguono con gli estratti del commercio o con l’alimento fresco,
Il dosaggio delle IgE specifiche rappresenta il passo successivo e complementare ai prick test, per effettuare la diagnosi di allergia alimentare.
Una volta confermata la diagnosi, quali sono le strategie terapeutiche?
Una volta fatta la diagnosi, la prima strategia terapeutica da porre in atto è la dieta di eliminazione. L’eliminazione di un alimento dalla dieta non è sempre facile in quanto esso può ritrovarsi come allergene nascosto in altri alimenti.
In questi casi, per alcuni alimenti come l’uovo, il pesce, ed il latte, è possibile attuare una terapia desensibilizzante specifica, che rappresenta allo stato attuale l’unica terapia eziologica e risolutiva per l’allergia alimentare
Quale può essere il consiglio pratico che un’allergologa competente ed esperta come lei si sente di dare?
“Tutti i pazienti con diagnosi di allergia alimentare devono portare sempre con sé un KIT di pronto soccorso costituito da adrenalina autoiniettabile, corticosteroidi ed antistaminici per via orale e parenterale e devono essere istruiti a riconoscere i sintomi e ad utilizzare i farmaci tempestivamente, in base alla gravità delle manifestazioni cliniche.”