Intervista esclusiva di Antonio Sette ad Antonio Bolognese, professore onorario di Chirurgia della Sapienza di Roma e responsabile scientifico della Commissione dell’Ordine dei Medici di Roma per le dipendenze

Professor Bolognese, innanzitutto mi incuriosisce capire perché ha scelto di dedicare una stagione della sua vita a mettere in guardia i più giovani dai rischi che possono derivare dall’uso e dall’abuso della cannabis e dell’alcol. Perché proprio lei, già mago del bisturi e professore onorario di chirurgia della Sapienza di Roma?

“Vedevo che in televisione e sulla stampa, a proposito della legalizzazione della cannabis, erano invitati a parlare tutti, tranne i medici. È per questo motivo che scrissi una lettera all’Ordine dei Medici di Roma, chiedendo che si prendesse una posizione netta contro questa dolosa esclusione dei medici da un dibattito, riservato in esclusiva alla politica e alla cosiddetta società civile. Da quel grido di dolore è nato tutto un percorso virtuoso, che mi ha visto, e mi vede tuttora, in prima linea”.

A me pare che il triste fenomeno delle dipendenze da cannabis e alcol fra i giovanissimi sia colpevolmente sottovalutato dalla politica e dall’opinione pubblica. Una rimozione collettiva, che inquieta…

“C’è un aumento preoccupante dell’uso da parte dei giovani e dei giovanissimi di molte sostanze che possono produrre danni gravi e, talvolta, permanenti. L’Ordine dei Medici di Roma ha istituito una Commissione, di cui sono il responsabile scientifico, per provare a prevenire le problematiche, che rischiano di minare la crescita armonica dei giovani. Lo sviluppo del cervello inizia durante la gestazione e si completa intorno ai venticinque anni. Sono questi gli anni, in cui si definiscono la nostra identità e l’uomo o la donna che saremo. La Commissione dell’Ordine dei Medici, istituita nel 2022, si è assunta il compito di diffondere un messaggio semplice, ma nello stesso tempo scientificamente inequivocabile, nelle scuole e nei centri sportivi, rivolto ai giovani delle età comprese fra i nove e i sedici, diciassette anni. Nella fascia d’età, che va dagli undici e i quindici anni, c’è stato in due anni un aumento dell’uso di cannabis fra il 19 e il 29 per cento. Sono i dati riportati nella relazione del 2023 del Dipartimento delle politiche antidroga”.

Lei dice che l’uso di cannabis riguarda anche i bambini di nove anni. C’è da rabbrividire…

“Alcuni presidi degli istituti scolastici, in cui siamo andati, ci hanno riferito che pusher di professione arrivano a dare a bambini, di quella età o poco più grandi, piccole somme di denaro, con lo scopo di farne altrettanti consumatori e promoter di cannabis in erba e di allargare, in questo modo, il loro cerchio di malaffare. La cannabis rimane, nonostante si aggiungano in continuazione nuove sostanze psicoattive, commercializzate soprattutto via Internet, quella più pericolosa per la salute mentale e fisica dei ragazzi. Purtroppo, in molti programmi televisivi ed anche sulle pagine dei quotidiani viene ancora definita leggera una droga che leggera assolutamente non è”.

Sicuramente è meno leggera di cinquanta anni fa…

“Purtroppo è così. Rispetto a quella che fu definita la generazione dei “ragazzi dei fiori”, c’è stato un aumento consistente nella cannabis del principio psicoattivo THC, che allora era solo del tre, cinque per cento in peso. Oggi sono disponibili, anche su Internet, prodotti che derivano da piante appositamente modificate, con un aumento del principio attivo che può arrivare addirittura al cinquanta e sessanta per cento in peso. L’innocuo spinello, come all’epoca veniva chiamato, è diventato a tutti gli effetti una droga. Quella di droga leggera è una definizione che di scientifico non ha nella. È solo una terminologia strumentale, che viene utilizzata dalle organizzazioni criminali per poter diffondere la cannabis in una rete a maglie sempre più larghe”.

Che si può fare per, non dico debellare, ma almeno arginare un fenomeno che scuote la coscienza di noi adulti?

“Quello che possiamo e vogliamo attuare è un programma di prevenzione primaria precoce da diffondere dall’Ordine dei medici di Roma alla maggior parte delle città italiane, con il contributo del dipartimento delle politiche antidroga presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nelle scuole, nei centri sportivi e ovunque ci sia la possibilità di essere ascoltati dai ragazzi. Il nostro progetto, finanziato dalla Fondazione Roma, si avvale di un metodo, denominato Peer education, ovvero educazione fra pari, elaborato da psichiatri e psicoterapeuti competenti sull’argomento, con la partecipazione attiva di genitori, insegnanti e istruttori sportivi durante tutto l’anno scolastico o di attività sportiva, da settembre a maggio. Al termine di un siffatto percorso saranno i ragazzi stessi, divenuti “esperti” durante i laboratori organizzati durante l’anno, a divulgare il messaggio ai loro pari con un linguaggio più familiare e diretto. Vede, non si potrà mai vincere la guerra contro la criminalità organizzata, capace di diffondere droghe e sostanze sintetiche sempre più pericolose per la salute. Quello che possiamo fare è allontanare e tener fuori i ragazzi dall’uso e dall’abuso di sostanze altamente nocive per la loro crescita fisica e mentale, spiegando loro la portata dei danni che queste sostanze possono provocare al loro cervello, il tutto senza alcuna strumentalizzazione ideologica o politica”.

La cannabis non è l’unica minaccia per la salute di giovani e giovanissimi…

“Purtroppo no. L’alcol è, di fatto, la prima droga illegale dal momento che la vendita degli alcolici è, come si sa, vietata ai minori di diciotto anni. I numeri sono spaventosi. Secondo i dati forniti dal Dipartimento delle politiche antidroga nel 2023, un milione e novecentomila ragazzi, fra i quindici e i diciannove anni, fanno uso di alcol. Parliamo di un consumo elevato, che può portare a un’intossicazione alcolica, purtroppo più frequente nei ragazzi, perché, a differenza di loro, gli adulti possono contare su un enzima, “alcol deidrogenasi”, che arriva a maturazione intorno ai 21 anni e che è in grado di contrastare, a livello metabolico, le sostanze lesive, completamente assente sotto i 16 anni. È per questo motivo che i più giovani rischiano, con maggiore frequenza rispetto agli adulti, il coma etilico”.

L’esperienza accumulata come chirurgo l’ha aiutata in quella che a me sembra, prima ancora che una scelta di vita, una missione, a cui dedicare tempo e passione?

“Da chirurgo oncologo, quale sono stato, ho sempre pensato che la prevenzione sia la prima arma a nostra disposizione. In questo senso, c’è una similitudine che amo ripetere. La droga è come il cancro. È bene prevenirla ed è bene non incontrarla. Far finta di nulla significa diventare complici di un sistema perverso, che minaccia la salute fisica e mentale delle generazioni che sono. E che saranno”.

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