Intervista esclusiva di Antonello Sette a Vincenzo Pota, Rtd-B ARTID (Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore) Università degli Studi della Campania “Vanvitelli”, Napoli
Dottor Pota, che cosa è il CoughSync, che state sperimentando, per primi in Campania, nelle sale di rianimazione del Vanvitelli di Napoli?
“CoughSync è il nome della macchina di ultimissima generazione per tosse assistita, compatibile con i sistemi di ventilazione meccanica invasiva, che è stata installata nella U.O.C. di Anestesia, Analgesia e Rianimazione diretta dalla professoressa Maria Caterina Pace. È un dispositivo, distribuito dalla Vedise Hospital, che agevola il percorso terapeutico dei pazienti ricoverati in rianimazione, attraverso l’assistenza meccanica all’aspirazione delle secrezioni tracheobronchiali”.
Ci può spiegare come funziona?
“Il sistema viene installato su diversi circuiti di ventilazione meccanica invasiva. È in grado di leggere i flussi inspiratori ed espiratori del ventilatore e di sincronizzarsi con esso. Genera, pertanto, una pressione negativa in fase di espirazione, che facilita la migrazione delle secrezioni dalle vie aere inferiori verso il tubo orotracheale. Impartisce, inoltre, una vibrazione a una frequenza definita dal rianimatore a tale pressione negativa. Questo determina una sorta di fisioterapia respiratoria, in grado di facilitare il distacco delle secrezioni tracheobronchiali, così come in passato veniva fatto tramite il clapping sulla parete toracica”.
Quali sono i benefici collegati all’utilizzazione nelle sale di rianimazione del CoughSync?
“Il CoughSync agevola la gestione routinaria delle secrezioni tracheobronchiali. Non è necessario interrompere il flusso di ventilazione e questo, insieme ad ulteriori accorgimenti durante la sua impostazione, può evitare il dereclutamento alveolare. Un beneficio evidente è la riduzione delle complicanze infettive e traumatiche, tipiche dell’aspirazione invasiva con catetere. Teoricamente, potrebbe ridurre il rischio di polmoniti associate a ventilazione (VAP), visto i minori accessi alla via aerea tramite sonde di aspirazione. L’ambito di applicazione, laddove dovrebbe comportare i maggiori benefici, è quello dei pazienti bronchitici cronici riacutizzati, per loro natura portati a elevata produzione di secrezioni, ma, visti alcuni protocolli terapeutici integrati nel CoughSync, questo potrebbe essere utilizzato anche durante alcune fasi della sindrome da distress respiratoria acuta (ARDS)”.
Avete già in qualche misura quantificato questi benefici?
“Siamo ancora in fase di sperimentazione. Procederemo in tempi brevi a una valutazione dettagliata e sistematica. Posso, però, già dire che le premesse sono oltremodo positive. A livello empirico, abbiamo già notato un netto miglioramento della gestione pratica quotidiana infermieristica. In alcuni pazienti trattati abbiamo notato un tempo di ventilazione meccanica inferiore a quella a cui eravamo abituati. Servono di certo ulteriori dati per poter dimostrare tutti i vantaggi che tale device potrebbe garantire. Ad oggi, posso dire, in estrema sintesi, che il CoughSync agevola il percorso terapeutico e riduce il disagio dovuto all’aspirazione con cateteri dei pazienti ricoverati in rianimazione per problematiche respiratorie, prevenendo le complicanze legate alla deposizione di secrezioni nelle basse vie aeree”.