Intervista esclusiva di Antonello Sette a Maria Rosaria Vinci, Dirigente medico Unità Operativa Complessa di Medicina del Lavoro dell’Ospedale Bambino Gesù

Dottoressa Vinci, si parla tanto di prevenzione. Eppure resta un miraggio, al punto che molti cittadini non sanno che esistono dei programmi di screening previsti dalla legge e fruibili senza dover versare un euro…

“Mi occupo di prevenzione negli ambienti di lavoro. Il mio compito è quello di tutelare la salute dei lavoratori dai rischi professionali e, sempre di più, quello di sensibilizzare persone, che passano la maggior parte della loro vita nei luoghi di lavoro, sul tema della prevenzione delle malattie croniche-degenerative, quali infarti, ictus, tumori, diabete, causa del 77 per cento di tutti i decessi nei paesi industrializzati. Se è vero che in pochi conoscono tutti gli screening messi a disposizione gratuitamente dal sistema sanitario nazionale, è altrettanto vero che la prevenzione è molto altro e molto di più”.

Vale a dire…

“Nella prevenzione primaria assumono un’importanza fondamentale il miglioramento degli stili di vita e la lotta alle abitudini dannose, quali, ad esempio, l’alimentazione scorretta, il fumo, la sedentarietà, l’abuso di alcol e droghe. La scienza medica ha ampiamente dimostrato il nesso causale che esiste fra questi opinabili comportamenti e le malattie croniche degenerative. Ancora oggi in tutto il mondo la prima causa di morte sono le malattie cardiovascolari, l’infarto e l’ictus (44 per cento dei decessi). Al secondo posto si collocano le neoplasie, ovvero i tumori (29 per cento). A seguire le malattie metaboliche, con l’eventuale scia letale delle conseguenze. Lo voglio dire forte e chiaro, è assurdo che nel 2024 si muoia ancora di infarto, quando sappiamo che possiamo incidere positivamente sulla nostra salute, modificando alla radice i nostri comportamenti e di conseguenza condizioni a rischio, quali obesità, aumento degli zuccheri e dei grassi nel sangue, sedentarietà, fumo di sigaretta. Che cosa dovremmo fare? Innanzitutto, mangiare bene e dedicarci quotidianamente a un’attività fisica, che non significa ovviamente pretendere di diventare atleti agonisti, ma passeggiare, salire le scale a piedi, parcheggiare l’automobile a qualche decina di metri di distanza dalla nostra meta: i famosi diecimila passi al giorno per la vita. Un’attività salvifica, la cui intensità deve essere naturalmente graduata sulla base dell’età e del grado di allenamento. Che non si debba abusare di alcol e utilizzare droghe sarebbe persino superfluo ribadirlo. Noi medici tutto questo lo sappiamo e dobbiamo non solo parlarne, ma esserne un esempio per i nostri pazienti. Il nostro fondamentale compito è, o almeno dovrebbe essere, quello di sensibilizzare le persone, convincendole che è possibile modificare i propri comportamenti errati e accompagnarle adeguatamente in questo percorso. Cambiare non è mai facile, ma quando si acquisisce consapevolezza sui rischi e sui reali benefici si può e si deve fare. All’interno dell’Ospedale Bambino Gesù, oltre a tutte le attività di sorveglianza previste dalla normativa vigente in materia di tutela della salute negli ambienti di lavoro, come team di Medicina del Lavoro implementiamo attività di prevenzione e promozione della salute, come i percorsi di Food Education, i seminari per smettere di fumare, iniziative per promuovere l’attività fisica, lo sportello di ascolto e percorsi volti a prevenire il disagio psicologico. Tali attività hanno un enorme impatto sia sullo stato di salute del singolo e, più in generale, di quello di tutta la comunità aziendale, con un ritorno economico pari a più del doppio dell’investimento iniziale, e in termini di riduzione dei fattori di rischio, a cui abbiamo già accennato e, di conseguenza, delle assenze per malattia, del numero degli infortuni e delle limitazioni nell’attività lavorativa, come è noto in letteratura e dimostrato anche dai nostri studi, pubblicati su prestigiose riviste scientifiche. Accanto a questi dati, registriamo anche un ritorno non economico, ma comunque misurabile, in termini di benessere, percezione del miglioramento del proprio stato di salute, coinvolgimento e miglioramento del clima complessivo. Abbiamo, inoltre, verificato che i comportamenti virtuosi, indotti dalle nostre iniziative, si diffondono, contaminando anche chi ruota intorno a chi impara a farli propri. Gli effetti positivi sulla salute sono contagiosi come un virus benefico. Scatta una corsa, che ha come traguardo il benessere fisico e psicologico dei partecipanti. L’impatto di questa nuova consapevolezza è positivo sull’intero Paese, perché comporta una riduzione rilevante della spesa pubblica, dimostrando che la prevenzione è sempre l’investimento migliore da fare”.

Il vostro sforzo e i vostri risultati sono encomiabili, ma rimane sospesa una domanda chiave: perché è così diffusa la resistenza alla salvaguardia della propria salute, che pure è il bene più importante e prezioso della vita? Perché ci si lascia andare?

“Il primo, e forse più importante, motivo è che i comportamenti scorretti sono più facili e veloci. “Non ho tempo e sono stressato”, si sente dire in continuazione e, quindi, non faccio sport, fumo e mangio quel che capita, cibo spazzatura, magari il tramezzino e il panino, che non vanno demonizzati, ma che, se consumati tutti i giorni, diventano dannosi, come tutti i cibi ad elevato contenuto di grassi e zuccheri. Dobbiamo iniziare ad occuparci seriamente del problema se pensiamo che noi italiani, famosi nel mondo per la dieta mediterranea, considerata dall’UNESCO patrimonio immateriale dell’umanità, abbiamo una percentuale di soggetti in sovrappeso di circa il 46,2 per cento, di cui il 12 per cento obesi. Volersi bene è la cosa più difficile del mondo. Tanto più quando la gente è sempre più stanca, stressata, come dimostra l’aumento vorticoso dei disturbi psicologici e psichiatrici e, in questi casi, l’effetto sui comportamenti errati è diretto e praticamente inevitabile”.

Di che cosa c’è bisogno sopra ogni altra cosa?

“C’è urgente bisogno di affiancare, sensibilizzare e stimolare, nel mio caso i lavoratori, ma più in generale la popolazione tutta. C’è, soprattutto bisogno, di investire in prevenzione e promozione della salute, e rendere facilmente accessibili tutti quei comportamenti e stili di vita sani, come ad esempio il cibo salutare, che si sa, è più costoso di un panino mordi e fuggi. Non dobbiamo, però, fermarci a questa constatazione e farne un alibi o un lasciapassare per le cattive abitudini. È la consapevolezza a fare la differenza. Con un minimo di impegno possiamo mettere insieme un pasto salutare senza spendere, come si dice, un occhio della testa. La salvaguardia della salute è cultura, è coscienza, è sensibilizzazione. Non sono solo parole a effetto. Ce lo dicono, come se fosse un grido di dolore, tutti i dati in nostro possesso

Ha altre raccomandazioni strategiche da fare?

“Si, assolutamente. Prevenzione significa anche vaccinarsi. Questo è un argomento di cui parlano in molti, ma in pochi conoscono davvero pro e contro. Ricordiamo che la vaccinazione, senza se e senza ma, insieme alla scoperta degli antibiotici, è stata la pratica che ha permesso, più di ogni altra cosa, di allungare significativamente la vita media delle persone e di debellare malattie gravissime, ormai scomparse, quali il vaiolo. Dimenticarlo è molto pericoloso, come ci dimostra la riduzione della copertura vaccinale per il Morbillo ed il conseguente aumento dei casi segnalati e delle complicanze associate: polmoniti, encefaliti e non solo.

Bisogna diffondere sempre di più informazioni da fonti autorevoli sui rischi legati alla diffusione di malattie infettive, che molti considerano innocue, ma che per i soggetti fragili possono essere mortali, come l’influenza. Sì, di influenza si può morire. È anche necessario diffondere dati puntuali eattendibili sull’efficacia e la sicurezza dei vaccini, per permettere alla popolazione di aderire con serenità alle campagne vaccinali, a tutela della propria salute e di quella di chi ci circonda.

Da ultimo, ma assolutamente non meno importanti, sono gli screening oncologici. I tumori sono la seconda causa di morte e le diagnosi sono in aumento, ma sono sempre più curabili. In questo gioca un ruolo fondamentale la diagnosi precoce. Prima diagnostichiamo il tumore, prima possiamo curarlo e sradicarlo completamente, senza conseguenze. A seconda delle età e del sesso sono previsti e offerti gratuitamente screening specifici dal sistema sanitario nazionale. Raccomando a tutti di effettuarli con regolarità. Ricordo e sottolineo l’importanza di affidarsi al proprio medico e di eseguire gli screening, nel caso si manifestino sintomi particolarilari o sia accertata una storia familiare segnata dal tumore, anche prima dell’età prevista dal Sistema sanitario nazionale.

Prevenire e tutelare la nostra salute è un atto di amore per noi stessi e per tutto il piccolo mondo che ci ruota intorno”.

SaluteIn

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