Intervista esclusiva di Antonello Sette al professor Marco Raffaelli, Dirigente UOC Chirurgia Endocrina e Metabolica Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli

Dottor Raffaelli, l’obesità è un flagello caratteristico del nostro tempo…

“L’obesità è una patologia cronica, che purtroppo è molto frequente nella nostra società, legata a vari e molteplici fattori. È una patologia invalidante, che comporta, come più o meno inevitabile corollario, tutta una serie di patologie: respiratorie, cardiovascolari, il diabete ed altre patologie metaboliche, ma anche neoplastiche, come il tumore dell’endometrio e del colon. Più in generale, l’obesità aumenta in modo significativo il rischio di mortalità, oltre naturalmente a peggiorare la qualità di vita dei pazienti che ne sono affetti”.

Come si combatte l’obesità a livello sanitario?

“Esistono presidi disponibili ed efficaci: in primis la dieta e, quindi, le strategie dietetiche-comportamentali, poi anche alcuni farmaci molto potenti e, infine, nei casi più gravi e ostinati, laddove gli altri percorsi terapeutici abbiano fallito, si può ricorrere con alte probabilità di successo alla chirurgia bariatrica, che si prefigge, come obiettivo, la garanzia di un calo ponderale significativo e duraturo e anche la possibilità di poter in qualche modo trattare efficacemente le comorbilità associate all’obesità, compresi il diabete e la patologia epatica”.

Da più parti si lamenta un ricorso talvolta eccessivo e spregiudicato alla chirurgia bariatrica?

“Bisogna essere seri. Si devono seguire le regole. La società italiana della chirurgia dell’obesità e delle patologie correlate accredita e garantisce centri attrezzati. Non c’è, e non ci deve essere, solo un chirurgo che opera. Il paziente deve essere trattato all’interno di un centro multidisciplinare, che lo prende in carico a 360 gradi. C’è bisogno dell’obesiologo, ovvero dell’endocrinologo che si occupa specificatamente della patologia dell’obesità nel suo complesso, dello psicologo che ne cura tutte le problematiche esistenziali ed emotive, dirette e indirette, e di tutta una serie di specialisti, chiamati a fronteggiare l’insieme delle patologie correlate: il fisiopatologo respiratorio, il diabetologo, il fisioterapista, fondamentale nell’elaborazione e predisposizione dell’esercizio fisico, che è la pietra miliare della prevenzione dell’obesità”.

Un team multidisciplinare applicato al paziente obeso…

“Un team che si assume il compito di valutare il paziente, assumendo come parametri il grado di obesità e le patologie correlate. Fra le figure professionali che compongono il team, c’è naturalmente anche il chirurgo bariatrico. Se si cerca di scavalcare tutto questo, utilizzando la chirurgia come una scorciatoia per evitare qualsiasi altro trattamento preliminare, non è, e non può essere, una cosa seria e il rischio è dietro l’angolo”.

Le tecniche operatorie si sono nel tempo evolute?

“La chirurgia bariatrica ha conosciuto una vera e propria esplosione negli ultimi trent’anni, grazie essenzialmente all’introduzione della chirurgia laparoscopica, che consente di effettuare interventi molto delicati, che cambiano radicalmente la vita e le prospettive del paziente, attraverso piccoli fori, garanti di una pronta ripresa. Oggi alla chirurgia laparoscopica si stanno affiancando le piattaforme robotiche, che consentono procedure mininvasive anche in pazienti con indici di massa corporea molto elevati e risultano utili per i pazienti con interventi pregressi alle spalle. Esistono anche, accanto a queste, procedure cosiddette endoscopiche, che non implicano un vero e proprio intervento chirurgico, ma consentono ugualmente di centrare l’obiettivo di un calo ponderale, anche se limitatamente a pazienti con specifiche e particolari problematiche. Possiamo tranquillamente dire che queste moderne e modernissime tecniche hanno ulteriormente ampliato la sfera chirurgica nei casi più gravi e complicati”.

Scorciatoie a parte, che cosa si deve assolutamente evitare, se si è obesi?

“La chirurgia bariatrica deve essere l’eventuale sommità di un percorso complesso, che va intrapreso seguendo una determinata procedura nei centri multidisciplinari riconosciuti come tali. L’unico vero rischio che vedo all’orizzonte è quello di certe forme deprecabili di turismo sanitario verso Paesi, dove vige la promessa di interventi veloci e risolutivi, in qualche modo ispirati a una concezione magica della chirurgia. La chirurgia bariatrica non è una bacchetta magica. È una terapia seria e complessa, messa in campo per sanare una patologia altrettanto seria. Comporta inevitabilmente alcuni rischi, che devono essere preventivamente soppesati. Il paziente non può e non deve essere mai lasciato solo, in balia degli eventi. Il paziente deve assumere degli integratori, seguire un regime dietetico controllato e fare periodicamente tutti controlli necessari. Se non vuole andare incontro ai pericoli dell’ignoto, il paziente deve rivolgersi a uno dei centri accreditati, come è quello del Policlinico Gemelli”.

SaluteIn

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