Intervista esclusiva di Antonello Sette a Stefano Vicari, Professore Ordinario di Neuropsichiatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

La salute mentale dei bambini mi sembra che sia il virus dell’anima e l’inquietante tabù del nostro tempo. Non solo si fa poco e niente, ma neppure se ne parla…

“La salute mentale dei bambini e degli adolescenti è un’emergenza estrema, peraltro non solo italiana. I dati dell’Unicef, diffusi all’inizio di quest’anno, attestano che almeno il dieci per cento dei bambini e il diciannove degli adolescenti della Comunità europea soffrono di un disturbo mentale. Scendendo nel particolare, dallo stesso rapporto dell’Unicef apprendiamo che l’otto per cento degli adolescenti fra i quindici e i diciannove anni soffre di un disturbo d’ansia e il quattro per cento di una depressione. E, a rendere ancor più tragica la situazione, i suicidi sono la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, fra gli adolescenti di età fra i quindici e i diciannove anni. Scendendo di età, il centro di controllo statunitense delle malattie allarga questo drammatico posizionamento anche ai bambini fra i dieci e i quattordici anni. Sono dati raccapriccianti, di fronte ai quali rimbomba il silenzio assordante di chi ha responsabilità politiche. Le risorse, messe a disposizione per la salute mentale dei minori, sono di fatto inesistenti, soprattutto, duole dirlo, nel nostro Paese. Basti pensare, per fare un esempio concreto, che molte Regioni italiane sono sguarnite di qualsivoglia struttura territoriale e di posti letto dedicati alla psichiatria dell’età evolutiva”.

Mi sta dicendo che la salvaguardia d

ella salute mentale non è uguale per tutti i bambini…

“Un bambino che tenta il suicidio a Perugia o a Teramo viene necessariamente ricoverato in un’altra regione, perché in Umbria, Abruzzo, Molise, Calabria e Valle d’Aosta non esistono strutture e risorse legate a questa tipologia di emergenza”.

Ci spiega per quali motivi i disturbi mentali dei bambini continuano a crescere in una misura tanto inquietante, quanto inaccettabile?

“Molti esperti del settore incolpano, come cause scatenanti, l’enorme diffusione delle sostanze psicotiche e le nuove dipendenze da scrivania, unite alla crisi dei contesti di protezione, in cui un bambino dovrebbe poter crescere sereno e psicologicamente in armonia con l’ambiente di riferimento: la famiglia e la scuola, come comunità educante e non come globo di selezione. Colpisce, a questo proposito, che il ministero dell’Istruzione sia stato ribattezzato con il nuovo nome di ministero dell’Istruzione e del Merito, quasi a sottolineare l’importanza preponderante della competizione, prospettata come l’arma vincente, chiamata a caratterizzare le nostre scuole, mentre, al contrario, sarebbe auspicabile che il primo obiettivo fosse quello di far crescere i ragazzi in un contesto psicologicamente sereno e, soprattutto, garantendo loro la possibilità di stabilire relazioni significative e stimolanti”.

La cappa del silenzio non aiuta…

“No ed è, invece, importantissimo che se ne parli. Solo parlandone, possiamo sperare di intercettare forme di sofferenza psicologica, prima che diventino un vero e proprio disturbo. Il mondo degli adulti dovrebbe dedicare molta più attenzione ai bambini e agli adolescenti, anche perché, ed è bene sottolinearlo, almeno il sessanta per cento dei disturbi psicologici dei grandi è iniziato quando era un bambino o un adolescente. Una donna depressa o un uomo schizofrenico è molto probabile che abbiano alle spalle un disturbo pregresso, insorto durante l’infanzia o l’adolescenza, non riconosciuto e, quindi, cronicizzato”.

Credo sia inutile girarci intorno. Quella della salute mentale dei bambini è un’emergenza angosciante, che chiama sul banco degli imputati, oltre alla politica e alla scuola, i genitori, ovvero i primi e diretti educatori dei bambini e degli adolescenti…

“È così e fa male dover constatare che molto spesso sono proprio i genitori a rifiutarsi di curare correttamente i propri figli. A fuorviarli è un pregiudizio, pesante come un macigno. Lo sragionamento è semplice. Se ho una figlia anoressica, non può essere che colpa mia, che sono suo padre o sua madre e, quindi, è meglio rimuovere il problema, anziché affrontarlo. L’altro pregiudizio colpevole riguarda il ricorso ai farmaci. Vengono assimilati ad armi pericolosissime, quando, invece, in alcuni casi gli psicofarmaci possono rappresentare l’unica soluzione. La psicoterapia è generalmente molto utile, ma in alcuni casi, ed è bene che si sappia, senza ricorrere ai farmaci non si va da nessuna parte”.

SaluteIn

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