Intervista esclusiva di Antonello Sette a Maurizio Barbara, professore ordinario di Otorinolaringoiatria all’Università La Sapienza di Roma e Direttore ORL nell’ AOU Sant’Andrea.

Professor Barbara, l’attesissimo convegno Politzer sulla patologia e chirurgia dell’orecchio è ormai alle porte…

“Sì, ci siamo. Siamo giunti all’edizione numero 34, che andrà in scena da domenica 13 a mercoledì 16 ottobre. Il convegno, organizzato da una società che si occupa specificatamente di patologia e di chirurgia dell’orecchio, si svolgerà, così come ha scelto il Board di cui faccio parte, quest’anno a Roma. Il convegno ha cadenza biennale, cambiando ogni volta sede”.

Perché è importante il convegno che sta per cominciare?

“Voglio innanzi tutto sottolineare la straordinarietà della partecipazione. Sarà un convegno globale. Arriveranno a Roma oltre cinquecento delegati, provenienti da 52 Paesi diversi, ma è un numero che potrebbe crescere. Alcuni delegati presenteranno le loro relazioni, suddivise in eventi istruttivi, destinati ai più giovani, e in tavole rotonde, che tratteranno di vari argomenti, da quelli per così dire storici, attinenti per l’appunto alla patologia e alla chirurgia dell’orecchio, a quelli apertamente innovativi, con specifici accenni non solo alle nuove tecnologie, come la robotica, ma anche alle prime sperimentazioni cliniche, legate al nuovo mondo dell’intelligenza artificiale”.

Quali sono le prospettive prossime future. Qual è la direzione?

“Il nostro settore ha già compiuto, da ormai più di trent’anni, uno straordinario passo in avanti, qual è quello della sostituzione completa dell’organo dell’udito. Chi ha perso completamente la capacità di sentire ha la possibilità di ripristinare la comunicazione, nei casi in cui sarebbe impossibile utilizzando le protesi acustiche tradizionali, attraverso il cosiddetto orecchio bionico, chiamato in termini tecnici impianto cocleare. Un’opportunità rivoluzionaria che, se è importante nell’adulto, lo è, a maggior ragione, nei neonati con deficit totale dell’udito, altrimenti destinati a non udire assolutamente nulla e che ora possono, invece, essere riabilitati con l’impianto dell’orecchio bionico. Come è ormai noto, l’applicazione, che restaura la capacità uditiva, viene normalmente effettuata entro il primo anno e mezzo di vita”.

Poi, ed è ormai dietro l’angolo, arriva il futuro…

“Gli impianti Cocleari attualmente disponibili hanno una parte interna, impiantata con un intervento chirurgico, e un bottone esterno che, grazie a una calamita entra in contato con un magnete situato all’interno, consentendo la trasmissione dei suoni, dall’esterno verso l’interno. Il futuro, a cui il convegno dedicherà una tavola rotonda, è rappresentato dalla dotazione di dispositivi totalmente invisibili, che si impianteranno all’intero dell’orecchio e funzioneranno autonomamente, senza che sia necessario il supporto di un processore esterno cosa che, al di là del risvolto estetico della visibilità, comporta tutta serie di inconvenienti, quali, ad esempio, l’impossibilità di fare bagni al mare o più semplicemente una doccia, o anche praticare una attività sportiva dinamica, perché il magnete esterno può staccarsi, cadere e, quindi, rompersi o disperdersi, compromettendone, da quel momento, l’ utilizzo. L’invisibilità dell’impianto cocleare è il futuro, un futuro ormai prossimo, perché è destinato ad avverarsi nel giro ristretto di due o tre anni, per merito di più di una Ditta che sta alacremente impegnandosi per la messa a punto di questo nuovo supporto tecnologico”.

SaluteIn

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