Il mal di schiena è la principale causa di disabilità a livello globale: ne è convinta l’Organizzazione mondiale della sanità che, dati alla mano, conferma come nel mondo circa 1 persona su 13, pari a 619 milioni di cittadini, ha sperimentato nel corso dell’anno almeno un dolore lombare, con un aumento del 60% rispetto agli anni 90. Non solo: questa patologia entro il 2050 aumenterà sensibilmente fino a colpire 843 milioni di persone complessivamente, superando persino l’Alzheimer.
Qual è la situazione in Italia? Purtroppo il mal di schiena è uno dei disturbi più trascurati dalle persone, anche se costringe a stare a casa 1 connazionale su 3 ogni anno, in termini di assenza dal lavoro: quindi indubbiamente si tratta di un disturbo dall’impatto sociale e personale importante. Un rapporto redatto in estate da Censis e FNOMCeO ci ricorda che sono almeno 4,5 milioni gli italiani che rinunciano a curarsi, oltre questi occorre considerare anche coloro che necessitano di interventi fisioterapici e riabilitativi, ma che non vi accedono per diverse ragioni.
Secondo gli esperti gli interventi necessari e tempestivi da mettere in atto sono: l’educazione, ovvero l’apprendimento e la consapevolezza da parte del paziente; le terapie fisiche ovvero gli esercizi, le terapie psicologiche, le terapie con multi-componenti e l’impiego di farmaci. Per il mal di schiena si può fare ricorso al consulto del fisioterapista e la fisioterapia può essere una strategia di primo approccio conservativo per il trattamento di questo sintomo.