Intervista esclusiva di Antonello Sette ad Antonio Tambuscio, Chirurgo Plastico, Ricostruttivo ed Estetico

Dottor Tambuscio, la chirurgia plastica ed estetica attrae una schiera sempre più numerosa di giovani e giovanissimi…

“La ragione è essenzialmente sociale. La gran parte degli adolescenti al giorno d’oggi non sa neppure che cosa voglia dire leggere un libro, ma in compenso hanno tutti uno smartphone in mano e, seduti uno accanto all’altro su una panchina, non parlano, ma si scambiano messaggi. Tutto passa attraverso i cellulari, che sono diventati anche lo specchio di sé stessi e, di riflesso, dell’intero mondo circostante. I selfie, grazie anche ai ritocchi e ai giochi d’ombra, ti fanno sembrate sempre un po’ più bello di quanto sei. La tua esistenza è legata a stretto giro a come appari in questi autoscatti. L’obiettivo è assomigliare il più possibile a modelli, a volte digitalmente “ritoccati” e non corripondenti in tutto e per tutto alla realtà. Questo irresistibile desiderio di confrontarsi con gli altri sul piano estetico parte dai giovanissimi che, non appena diventati maggiorenni, si avvicinano alla medicina e alla chirurgia estetiche per migliorarsi. Una volta si andava in profumeria per armarsi di rossetti, matite, tinte e trucchi trasformanti. Oggi ci si rivolge al chirurgo per ingrandire il seno o aumentare il volume delle labbra, magari sulla scia di influencer, che diventano il santino mediatico da venerare e, per quanto possibile, emulare. Questo è il trend contemporaneo che, entro certi limiti, può anche andar bene, ma evitando gli eccessi”.

Detto questo, la chirurgia, di cui vorremmo parlare, va oltre l’estetica propriamente detta. Non a caso la sua specializzazione, accademica e professionale, si allarga alla chirurgia plastica e a quella ricostruttiva, mettendole insieme come se fosse un tutt’uno…

“Nei tanti casi, in cui i due aspetti sono indissolubili e l’estetica si sposa con la funzionalità, la salute e il benessere fisico, come le due facce della stessa medaglia. Una coincidenza, che nello specifico ritroviamo nella chirurgia del naso e addominale, soprattutto quella che si rende necessaria nella fase successiva al parto”.

Partiamo dal naso…

“È uno dei miei principali campi di competenza. Ho scelto di fare il chirurgo plastico perché ero affascinato dalla chirurgia del naso, che non attiene solo all’estetica. Nella maggior parte dei casi un naso brutto respira male. E, simmetricamente, un naso che respira male ha spesso un dismorfismo estetico che può contribuire significatamente al problema respiratorio. Le due cose stanno insieme. Per “raddrizzare” un naso storto, eliminare una gobba o renderne più graziosa la punta, s’interviene quasi sempre anche più in profondità, su setto e turbinati nasali, andando, quindi, a migliorare anche la funzionalità del naso nel suo insieme. Come a dire che la bruttezza della parte esterna è l’evidenza di un dismorfismo che parte da dentro. L’inquadramento, che precede l’intervento chirurgico, deve, quindi, riguardare non solo la forma da correggere, ma anche la funzionalità da ripristinare. Accade quotidianamente che un paziente, alla ricerca di un naso più bello, scopra di avere una disfunzionalità latente e trascurata nel tempo. È anche vero il contrario, qual è il caso di chi ha un naso storto, ma respira bene. Dove si rischia, per migliorarlo esteticamente, di compromettere un equilibrio respiratorio, stabilizzato dalla nascita. Capita di vedere molti nasi belli che respirano male, perché evidentemente l’inquadramento del paziente si è incautamente limitato alla parte estetica, all’apparire, trascurando l’incidenza del cambiamento esterno sulla funzionalità dell’organo”.

Rimane da esaminare che cosa tiene insieme l’estetica e la funzionalità nella chirurgia addominale…

“Esiste una problematica molto comune, detta diastasi dei muscoli retti, che consiste nella separazione dei due muscoli retti addominali, posizionati l’uno parallelamente accanto all’altro, a destra e a sinistra dell’ombelico. Sono loro, quando siamo magri e atletici, a rendere invidiabili gli addominali. Questi due muscoli si possono separare, creando per l’appunto la diastasi dei muscoli retti. Questa separazione può attenere solo all’estetica, qualora sia lieve, ma anche diventare un problema funzionale importante, perché, attraverso la fessura, che si viene a formare, si possono creare erniazioni dell’intestino e tutta una serie di conseguenze, direttamente correlate allo scompenso della funzionalità della parete muscolare anteriore, come la dorsalgia posturale e persino l’incontinenza vescicale. La diastasi dei muscoli retti è molto frequente. Ne soffre all’incirca la metà delle donne primipare. Una percentuale, che lievita sino all’ottanta per cento nelle donne pluripare, ovvero con due o più parti alle spalle. La problematica, che ne consegue, può essere solo estetica, perché è visibile la fessurazione della parete addominale o una protrusione, ovvero un bozzo che, insieme all’allargamento del girovita provocato dallo sfiancamento, compromette l’armonia dell’addome, ma anche funzionale, laddove le malformazioni, legate alla diastasi dei muscoli retti, rendono disagevole e complicata l’effettuazione di determinati movimenti”.

In che cosa consiste l’azione riparatrice del chirurgo plastico?

“L’intervento, che risolve tutte le problematiche, estetiche e funzionali, è l’addominoplastica a cui va associata la correzione della parete muscolare. L’addominoplastica è l’asportazione della pelle in eccesso dalla linea pmbelicale in giù, per eliminare l’eccesso dermoadiposo peculiare delle donne reduci da uno o più parti, ma anche delle donne già sovrappeso, una volta dimagrite. Se concomita una diastasi dei muscoli retti, alla fase asportativa segue la ricostruzione della parete muscolare, ovvero la chiusura dell “fessura” venutasi a creare, che si può ottenere con diverse tecniche operatorie, dalla più semplice, qual è la ricucitura lungo la linea centrale dei muscoli retti, che è un po’ come chiudere una cerniera lampo di una giacca dal basso all’alto, ad altre più complesse per i casi più gravi, che prevedono, in aggiunta alla cucitura, l’utilizzo di rinforzi sintetici o, meglio biologici, come, ad esempio, il derma recuperato dalla pancia precedentemente asportata. Il cosiddetto “dermagraft” è certamente fra le più moderne, efficaci e ben tollerate tecniche di riparazione della parete addominale e ha, tra l’altro, il più basso rischio di complicanze infettive”.

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