Intervista esclusiva di Antonello Sette a Enza Mozzillo, Responsabile Centro regionale di Diabetologia pediatrica AOU Federico II di Napoli e membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica
Dottoressa Mozzillo, il diabete di tipo 1 rappresenta un incubo per tante famiglie e tanti bambini. Anche quando non mette a rischio la loro vita, è una spada di Damocle sulla possibilità di condurre la stessa vita degli altri bambini…
“La legge numero 130 del 2023 è fondamentale perché ci consente di prevenire in questo modo la chetoacidosi diabetica individuando bambini positivi agli auto-anticorpi del diabete di tipo 1.
Intercettare precocemente questi bambini significa prevenire l’evento della chetoacidosi diabetica, grazie al follow up, che consentirà di istruire le famiglie sui sintomi della malattia conclamata. In questo modo possiamo prevenire il rischio della chetoacidosi, che in Italia rappresenta ancora il quaranta per cento degli esordi del diabete di tipo 1. Quando un bambino esordisce in chetoacidosi diabetica, oltre a essere esposto a un pericolo di vita, avrà nel corso della sua esistenza un controllo glicometabolico peggiore rispetto ai bambini che quell’esordio l’hanno vissuto senza chetoacidosi diabetica. Noi attenzioniamo il controllo glicometabolico, anche al fine di scongiurare le complicanze cardiovascolari della malattia”.
Ci sono riscontri attendibili sull’utilità dello screening previsto dalla legge del 2023?
“Una legge che istituisce uno screening esteso a tutta la popolazione di età compresa fra 0 e 17 anni non ha precedenti al mondo, ma ci sono state, qua e là, esperienze parziali, sia su soggetti a rischio genetico, sia sui familiari in qualsiasi modo coinvolti, sia sulla popolazione in generale, che hanno già prodotto, come risultato tangibile, la riduzione della chetoacidosi del 22 per cento”.
Lei ha parlato dei diversi stadi del diabete di tipo 1. Questo vuol dire che lo screening previsto dalla legge non mira solo all’azzeramento del rischio di chetoacidosi?
Gli auto-anticorpi che verranno testati grazie allo screning sono 4. La positività di almeno due di questi classifica i bambini in stadio 1 o 2 del diabete di tipo 1. Lo stadio 2 presenta “disglicemia”, ossia una alterazione della glicemia lieve, ma che rappresenta un fattore di rischio di progressione rapida a stadio 3 del diabete tipo 1, ossia malattia conclamata.
Qual è in questo contesto il ruolo dei farmaci?
“Sono in arrivo nuovi farmaci, terapie “disease modifying”, sostanzialmente sono farmaci immunomodulatori. Recentissimamente, infatti, è stato approvato l’uso compassionevole di un farmaco, che altro non è che un anticorpo monoclonale, somministrabile a bambini di età superiore agli 8 anni, che si trovino nello Stadio 2 del diabete di tipo 1. La somministrazione di questo immunomodulatore consente di ritardare l’esordio del diabete di almeno due anni. Per i bambini due anni di ritardo dell’esordio della malattia conclamata, ossia stadio 3, sono tantissimi.