C’è un rapporto molto stretto fra il nostro cervello e alcuni cibi: lo conferma un importante studio, pubblicato sulla rivista Nature Metabolism, che spiega come certi ingredienti siano in grado di creare una sorta di dipendenza nei nostri neuroni, spingendoci a prediligere determinati alimenti rispetto ad altri. E questo con conseguenze non sempre buone sulla nostra salute. In particolare l’ippocampo si è rivelato essere attore critico nel controllo dell’assunzione di cibo, oltre al suo noto ruolo nella memoria.
I cibi che producono un effetto particolare sul nostro cervello, che viene definito oressizzante, ovvero una specie di “dipendenza”, fanno sì che in noi si sviluppi un certo tipo di appetito, facendoci prediligere determinati gusti: in sostanza alcune patologie come diabete, colesterolemia e obesità – che dipendono spesso anche da fattori genetici – sono indotte anche da questo effetto, che ci spinge a consumare ad esempio alimenti (o bevande) particolarmente ricchi di zuccheri.
Lo stesso meccanismo si può applicare ai neuroni sensibili ai grassi, che ci spingono a continuare a prediligere determinati cibi: in pratica una volta che abbiamo abituato il cervello ad alimentarsi in un determinato modo, è difficile tornare indietro. Due tipologie di neuroni, sensibili ai glucidi e ai lipidi, vengono come “manipolati” da queste sostanze e di fatto continuano a cercarle, condizionando le nostre scelte alimentari e creando delle vere e proprie routine, che portano a stili di vita errati e a malattie croniche come appunto l’obesità.