Previsioni negative per il prossimo futuro: uno studio pubblicato su Nature Medicine, condotto dalla Johns Hopkins University, prevede che, entro il 2060, soltanto negli Stati Uniti si registreranno ogni anno circa 1 milione di nuovi casi di demenza senile, rispetto ai circa 514.000 casi del 2020. Si tratta praticamente del doppio e questi numeri destano preoccupazione e sollecitano azioni immediate da parte di tutti. Gli scienziati stimano infatti che il rischio di sviluppare demenza dopo i 55 anni sia del 42%, più del doppio rispetto ai dati precedenti. Il rischio è poi differente tra i sessi: si attesta al 35% negli uomini e al 48% nelle donne. L’elevato rischio femminile è da attribuire principalmente alla loro maggiore longevità.

Ma cosa incide di più nell’insorgenza di questa patologia? Anche qui gli esperti non hanno dubbi: partendo dall’invecchiamento della popolazione sono poi stati presi in esame gli alti tassi di ipertensione e diabete, l’obesità, le diete poco salutari, l’eccessiva sedentarietà, la cattiva salute mentale e ancora i deficit dell’apparato uditivo.

Le proiezioni si basano sui dati dell’Atherosclerosis Risk in Communities Neurocognitive Study (ARIC-NCS), uno studio che dal 1987 monitora la salute vascolare e le capacità cognitive di quasi 16.000 individui. Per affrontare questo fenomeno è pertanto necessario potenziare gli interventi volti a migliorare il livello di istruzione e la nutrizione infantile, poiché anche altre ricerche precedenti hanno attestato che queste misure possono contribuire a ridurre il declino cognitivo nella terza età.

SaluteIn

Condividi su:

Iscriviti alla Newsletter

    Sei un Medico? SiNo