Approfondiamo con il Dott. Lorenzo Noveri, Fondatore e Direttore Scientifico della Biotechnovations
Dottor Noveri, come nasce l’idea di un dispositivo medico, capace di analizzare l’attività muscolare spontanea, sia nel sonno e nella veglia misurando il bruxismo, con l’obiettivo di capirlo e guarirlo?
“L’idea è nata alcuni anni fa seguendo l’esigenza di moltissimi odontoiatri che volevano migliorare quotidianamente il proprio lavoro in ambito implantologico e non solo. Erano molto attenti all’anatomia, alla procedura chirurgica ed alla corretta impostazione occlusale essendo sempre più diffusa anche una specializzazione gnatologica dell’attività.
Ci è venuta naturale, come ideale riferimento, l’immagine dell’ingegnere, incaricato di costruire un palazzo o un ponte. Per lui è normale analizzare preventivamente il terreno su cui dovrà incidere la struttura commissionatagli. Gli verrà però anche naturale cercare di capire a quale tipo di sollecitazione dovrà far fronte la sua struttura, in modo che possa durare il più a lungo possibile. Noi odontoiatri, a differenza degli ingegneri, siamo per attitudine molto attenti all’anatomia e, quindi, al terreno su cui edificheremo il nostro lavoro, ma poco o nulla sappiamo, e ci preoccupiamo di sapere, della quantità e tipologia di sollecitazione che subirà nel tempo la struttura che andiamo ad eseguire.
Il dispositivo, che abbiamo letteralmente inventato, è il primo al mondo che apre concretamente questa possibilità, come ha riconosciuto una pubblicazione internazionale di altissimo pregio. Il “Journal of Clinical Medicine”, a firma del professor Daniele Manfredini, ha specificato che viene per la prima volta offerta la possibilità di avere a disposizione uno strumento, in grado di elaborare dati precisi e importantissimi sull’attività muscolare spontanea e, quindi, sulla sollecitazione di denti, muscoli ed articolazione mandibolare aprendo pertanto una nuova era.
È uno strumento ad hoc, che è in grado di distinguere le funzioni, quelle che sappiamo che non danneggiano mai l’organo incaricato di svolgerle, dalle parafunzioni o bruxismi, che rappresentano invece la grande apprensione, ad esempio, per gli ortodontisti che temono le recidive nei loro trattamenti, oppure dei protesisti e gli implanto-protesisti, che alcune volte vanno fatalmente incontro a inconvenienti non da poco, addebitabili ad un’attività muscolare impropria dei pazienti”.
In sintesi, come definirebbe il “dia-BRUXO”?
“È il primo strumento al mondo che misura in modo non invasivo, l’attività muscolare spontanea dei pazienti nelle ventiquattro ore, analizzando nel dettaglio ciò che avviene durante il sonno e durante la veglia”.
Una volta venuti a conoscenza dell’attività muscolare spontanea del paziente, minuto per minuto, qual è il passo successivo? In altre parole, qual è l’utilità pratica del dispositivo?
“La conoscenza nel dettaglio delle caratteristiche dell’attività muscolare spontanea nelle 24h del paziente consente al dentista di definire in modo preciso la diagnosi per alcuni disturbi, come, ad esempio, i dolori oro facciali, e di progettare un lavoro differenziato, che risulti efficace e duraturo nel tempo senza inconvenienti o peggio ancora insuccessi. Voglio farle un esempio, se mi consente di scendere un po’ più nel tecnicismo. Quando noi facciamo un implanto-protesi, a parità di anatomia, su un paziente. che ha per così dire una bocca tranquilla, a bassa sollecitazione, possiamo permetterci un cantilever. Su un altro paziente che al contrario ha una grande sollecitazione spontanea, non possiamo permettercelo. Con questo nuovo e rivoluzionario strumento, che abbiamo messo a disposizione di tutta la grande famiglia degli odontoiatri, possiamo sapere, prima ancora di cominciare, se la sollecitazione spontanea è nella norma, più intensa o molto più intensa, sia come tempo che come potenza. In base al responso, abbiamo l’opportunità di progettare il nostro lavoro in maniera più accurata e mirata per quella bocca dormendo sonni più tranquilli ed evitando problemi che purtroppo alle volte sfociano in contenziosi.”
Che cosa cambia in concreto nell’universo mondo dell’implanto protesi?
“Ci sarà una riprogettazione del lavoro, nello specifico destinato ai bruxisti. L’impianto è il pilastro e il sostegno della protesi che andiamo a costruire. Questi pilastri-sostegno possono essere in numero diverso o anche posizionati in modo diverso, a seconda del tipo di sollecitazione a cui li sottopone il paziente”.
I bruxisti non sono tutti uguali…
È esattamente così e le diverse tipologie fanno tutta la differenza del mondo. Oggi, ad esempio, è molto diffusa la pratica di quello che noi chiamiamo “carico immediato,” ovvero la scelta tecnica di inserire l’impianto e di protesizzarlo in tempo reale. È un’opzione, che possiamo utilizzare non solo per chi ha una bocca definibile come tranquilla, ma anche, alle giuste condizioni anatomiche e senza cantilever, per i serratori. Mai e poi mai, o almeno solo in pochissimi casi e con una cautela all’ennesima potenza, per i digrignatori. Il “dia-BRUXO” distingue, con estrema e definitiva precisione, il serramento dal digrignamento. Semplificando molto, il serramento comporta una sollecitazione lungo l’asse dell’implanto, mentre il digrignamento ne implica una eccentrica, che esclude, salvo rarissime eccezioni, il ricorso a un carico immediato. In conclusione, questo strumento serve ad ottimizzare il tipo di progettazione e, di conseguenza a evitare tutta una serie di deprecabili inconvenienti e insuccessi”.
Il “dia-BRUXO” può guarire i bruxisti, serratori o digrignatori che siano?
“C’è da fare una distinzione a monte. Il bruxismo nel sonno è molto diverso, per origine, evoluzione e trattamento, da quello nella veglia. Oggi sappiamo che il bruxismo della veglia è decisamente più rappresentato rispetto a quello del sonno, pertanto, più pericoloso ed è generalmente trattato con terapie di tipo cognitivo-comportamentale. La parte cognitiva della terapia è il primo e fondamentale passo che consiste nel trasformare l’inconsapevolezza, che caratterizza tutte le forme di bruxismo, in una presa di coscienza, che tanto più diventa elevata, tanto più il paziente comincia a guarire. Questa è la chiave per risolvere alla radice il problema del bruxismo nella veglia e le sue deleterie conseguenze. Grazie a questo strumento, il paziente diventa consapevole, è finalmente responsabilizzato di fronte a una problematica, che prima non riusciva a collocare, la vede, la tocca quasi con mano, l’associa ai meccanismi che l’hanno determinata a livello psicologico, ed in qualche modo la governa. La consapevolezza, che il “dia-BRUXO” regala a chi ne usufruisce è, a tutti gli effetti, il primo e fondamentale passo verso la liberazione dalla sindrome, da cui si era imprigionati”.