Quattro italiani su 10 farebbero più prevenzione, sottoponendosi a più controlli medici, se i tempi di attesa fossero inferiori. Il 74% dei cittadini infatti ha dovuto rinunciare almeno una volta nella vita ad una prestazione del SSN a causa di tempistiche troppo lunghe o per la mancanza di erogazione della prestazione nella propria zona. A scattare la fotografia è un Ipsos in collaborazione con Fimmg.
L’80% dei cittadini, che ha rinunciato a curarsi nel Ssn, si è rivolto ad una struttura privata per ottenere la prestazione mentre il 16% ha del tutto rinunciato alle cure, una percentuale che tende a raddoppiare tra le fasce della popolazione più in difficoltà economiche e socialmente più marginali, sprovviste tra l’altro di assicurazione medica. Nonostante ciò il 64% del campione sostiene che la sanità debba rimanere esclusivamente pubblica, con la metà della popolazione addirittura disposta ad accettare un aumento delle tasse per sostenere il SSN, mentre il 26% accetterebbe un sistema misto pubblico-privato.
Resta stabile al 41% la percentuale di persone che fa controlli regolari, mentre il 45% si cura solo quando inizia a stare male. Preoccupante il dato che emerge sulla salute delle donne: una su 4 (25%) non va dal ginecologo da oltre 3 anni e il 30% delle italiane non fa il Pap test. Insomma si fa ancora poca prevenzione in Italia e, escludendo i due anni di pandemia, l’auspicio è che il trend possa invertirsi.