La salute della pelle passa anche dalla tavola. Troppo sale potrebbe infatti favorire lo sviluppo della dermatite atopica, sempre più diffusa e che negli Stati Uniti riguarda un individuo su 10, più di 31 milioni di persone. Lo sostiene uno studio, pubblicato sulla rivista Jama Dermatology, condotto presso l’Università di San Francisco su due ampi campioni di individui. Si tratta di una patologia cronica che causa pelle secca e prurito ed è diventata sempre più comune negli ultimi anni, specialmente nei Paesi industrializzati, chiamando in causa fattori ambientali e di stile di vita come la dieta.

Infatti il sodio, che la maggior parte delle persone consuma sotto forma di sale, è noto per aumentare il rischio di ipertensione e malattie cardiache e adesso si è scoperto che, immagazzinato nella pelle, può giocare un ruolo nell’infiammazione cutanea tipica dell’eczema. Limitare il sodio potrebbe essere un modo semplice per i pazienti con eczema di gestire la malattia. Per la ricerca, gli esperti hanno analizzato i dati di oltre 215.000 persone tra i 30 e i 70 anni inseriti nella Uk Biobank, che include campioni di urina e cartelle cliniche elettroniche.


Dagli esami delle urine gli scienziati hanno potuto appurare il consumo di sodio di ogni persona e dalle cartelle cliniche individuare tutti i soggetti affetti da dermatite atopica. Incrociando questi due dati gli studiosi hanno tratto una conclusione molto accurata: ad ogni grammo in più di sodio escreto nelle urine nell’arco di 24 ore si associa un aumento dell’11% di probabilità di una diagnosi di eczema, ad un 16% di probabilità in più di avere una forma attiva ed a un +11% di possibilità di soffrirne in forma grave.

SaluteIn

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