Oltre ai ben più noti effetti, il cambiamento climatico ha ripercussioni negative anche sulla nostra pelle perché, insieme all’inquinamento, contribuisce al peggioramento della dermatite atopica. Secondo gli esperti proprio negli ultimi decenni, l’effetto combinato del riscaldamento globale e dello smog nell’aria stanno avendo un impatto negativo sulla salute della pelle, incrementando l’incidenza dei casi di dermatite atopica e non solo, come ha recentemente evidenziato anche la SIDeMaST.
Ciò avviene perché i geni più importanti coinvolti nella dermatite atopica sono quelli che codificano per proteine strutturali e funzionali dell’epidermide, oltre a quelli che regolano la risposta immunitaria innata e acquisita. Una storia familiare di atopia, ovvero di predisposizione ereditaria alle malattie allergiche, rappresenta inoltre un fattore di rischio per lo sviluppo della patologia.
L’attenzione dunque deve essere alta già durante la gravidanza poiché la dermatite atopica è particolarmente diffusa tra i neonati: l’esposizione delle future mamme agli agenti inquinanti favorisce infatti i rischi di sviluppo di questa patologia entro i primi sei mesi di vita del bambino. Anche l’inquinamento derivante dagli incendi boschivi ha le sue ripercussioni in termini di aumento dei casi di dermatite atopica negli sia nei bambini che negli adulti.