Sfatare i tanti e troppi falsi miti che ancora accompagnano il diabete di tipo 1 e sottolineare l’importanza di una diagnosi precoce: sono i principali obiettivi della campagna “Un passo avanti”, promossa da Sanofi per incentivare una corretta informazione sul diabete autoimmune di tipo 1. L’iniziativa invita i cittadini a rendersi protagonisti di un movimento di consapevolezza e responsabilità affinché le complicanze associate al diabete di tipo 1 non compromettano più la qualità di vita delle persone in modo irreversibile.
Questa patologia autoimmune cronica rappresenta il 10% dei casi totali di diabete e pone sfide quotidiane sia alle persone con diabete di tipo 1 che alle loro famiglie. Meno conosciuto del diabete di tipo 2, il diabete autoimmune di tipo 1 (TD1) è una malattia complessa e insidiosa; il sistema immunitario attacca per errore alcune cellule del corpo, scambiandole per nemiche e distruggendole. Insorge solitamente in età pediatrica e, se non diagnosticato tempestivamente, può portare a complicanze gravi come la chetoacidosi diabetica, una condizione potenzialmente fatale. Oggi, purtroppo, il 40% delle diagnosi avviene in ritardo, a seguito di un episodio di chetoacidosi, quando la patologia ha già compromesso il metabolismo, causando rischi irreversibili per la salute.
Tra i testimonial d’eccezione c’è Massimo Ambrosini, ex campione di calcio e padre di un bambino con diabete autoimmune di tipo 1, che si fa portavoce dell’importanza di una maggiore consapevolezza su questa patologia. La campagna “Un passo avanti” vuole sensibilizzare e responsabilizzare le persone nella gestione del diabete autoimmune di tipo 1, coinvolgendo in particolare genitori, individui con patologie autoimmuni e i familiari di primo e secondo grado di chi vive con il diabete autoimmune di tipo 1.